ZUGO – Zugo-Zurigo 0-3 nella serie. Si era andati con questo risultato a gara-4 all’Hallenstadion settimana scorsa, con tutta Zurigo pronta a festeggiare quel titolo che mancava dal 2018 e che tra le mura amiche, nell’ultimo anno di utilizzo dello storico impianto tigurino, non si festeggiava da 14 anni. Sul più bello, però, le cose sono cambiate. La buona sorte ha abbandonato gli ZSC e ha accompagnato i Tori che, dopo aver riaperto la contesa, hanno ripreso a viaggiare a un ritmo troppo sostenuto per tutti, diventando la prima squadra elvetica a ribaltare uno 0-3 in finale, per andare a conquistare il terzo titolo della loro storia, il secondo consecutivo.
Nel 2018 il Lugano era andato vicino alla rimonta epica. Ma quella volta si partiva dall’1-3, prima di cadere nella ormai famosissima gara-7 disputata alla Resega proprio contro i Lions. In quel Lugano militava Gregory Hofmann che, forse, qualche ricordo lo avrà anche avuto ieri prima di scendere in pista contro Geering e compagni. Quel Gregory Hofmann che qualche mese dopo decise di abbracciare la causa dello Zugo e che, a conti fatti (parentesi NHL a parte), prese la decisione migliore.
La festa che si è scatenata ieri sotto le volte della Bossard Arena è più che giustificata. Sotto per 0-3 in pochi credevano ancora nella possibilità dei Tori di poter rientrare. Forse non ci credeva neanche Dario Simion, mattatore degli scorsi playoff a suon di reti e di assist, reduce invece quest’anno da una stagione difficilissima, complice un infortunio patito a ottobre e il covid che ne ha condizionato le Olimpiadi. Quel Simion che nelle prime partite di finale non era riuscito a fare breccia dalle parti di Kovar, divorandosi due reti fondamentali che avrebbero potuto dare una connotazione diversa all’atto conclusivo. Quel Simion che a partire da gara-4 si è sbloccando, segnando all’Hallenstadion, per poi non fermarsi più con tanti di tripletta in gara-5 e doppietta decisiva ieri nella fondamentale gara-7.
Lo Zugo quindi ha riscritto la storia, sorretto anche da un Genoni sempre più uomo playoff – sette le finali disputate dal portiere di origine bleniensi e sette sono anche i suoi trionfi – e che per la prima volta dopo 26 anni vede un allenatore, Dan Tagnes, vincere due titoli consecutivi: l’ultimo a riuscirci era stato Alpo Suhonen, alla guida del Kloten (1995 e 1996). Insomma, ieri sera si è chiusa forse la finale più bella che ci ricordiamo, e che lascia dietro di sé una serie infinita di record, di storia e di storie pazzesche. Come quella dei due fratelli Kovar, uno di fronte all’altro, con Jakub (ZSC) pronto a festeggiare e a non concedere nessuna rete al fratello Jan (Zugo), che però alla fine ha alzato lui la coppa al cielo…