Roberto Mazzetti: come lei aveva ampiamente previsto il progetto McSorley-HCL è andato in frantumi.
Le mie previsioni erano dovute ad una vita passata sul ghiaccio in diverse realtà di secondo piano, come Como, Chiasso, Varese, Lugano Femminile, dove avendo passato una caterva d’ore sul ghiaccio a cercare di far crescere dei ragazzi, o meglio degli individui, riesco ad avere la sensibilità di cosa voglia dire allenare! Non ho mai avuto prerogative e premesse ideali: difficoltà d’ore ghiaccio, spogliatoi, dirigenti, poca omogeneità del gruppo, trasferte effettuate in modo goliardico, un gruppo tutt’altro che numeroso ed omogeneo mi permettono d’analizzare serenamente ciò che vedo. Al contrario gli anni passati con la Nazionale Under 20 svizzera, dove ho avuto la fortuna d’essere team manager con allenatori del calibro di Bill Gilligan ( con l’unica medaglia di bronzo conquistata da U20 elvetica), John Slettvoll e Köbi Kolliker mi permettono di confrontare i due modi dell’hockey amatoriale e professionistico, visto che tra i miei pupilli posso contare un Giovanni Morini cresciuto a Como, dove noi ci allenavamo meno dei pari età dei ragazzi ticinesi e in tutt’altre condizioni e un Roman Josi capitano dei Nashville Predators, che può esser considerato come la punta di diamante dello sviluppo d’un giocatore professionista. Io professionista non lo sono mai stato, poiché considero primordiale l’apporto educativo che noi adulti e di conseguenza le società sportive debbano dare ai futuri cittadini. Visto il mio vissuto non riscontro difficoltà ad analizzare una situazione dove sussistono tutt’altre prerogative. E dunque affermo che i motivi che hanno portato a questo fallimento possono essere di svariata natura, ma reputo che la mancanza di comunicazione dell’allenatore nei confronti della squadra, la poca duttilità nell’adeguarsi alle caratteristiche tecniche dei giocatori messigli a disposizione dalla società, la scarsa “fame individuale” e non da ultimo una club molto debole nella conduzione ma specialmente nella capacità d’analisi abbiano portato l’HCL all’ennesimo tonfo. Non da ultimo bisogna considerare lo scarso apporto dato da chi l’ha voluto; scegliere un allenatore vuole anche dire aiutarlo e supportarlo negli attimi di difficoltà! Non so come abbia reagito Domenichelli e che supporto abbia dato a McSorley ma il risultato è chiaramente di poco valore!
La dirigenza è sotto accusa.
Ormai è chiaro a tutti che Vicky Mantegazza sia più una tifosa che un dirigente e lo si può constatare in tutte le situazioni. Prendiamo ad esempio il suo gruppo di collaboratori diretti: sono tutti ex beniamini della presidentessa. Se consideriamo entrambi gli ambiti della società, quello sportivo e quello finanziario, visto il deficit annunciato (anche se condizionato da un particolare periodo), c’è poco da rallegrarsi, sono tempi bui. Bisogna dunque rimboccarsi le maniche e cercare con nuove idee ed accattivanti proposte, ma specialmente appassionati ed intraprendenti dirigenti, un nuovo “progetto” percondurre la società.
Ci viene in mente una frase di Gino Bartali: “È tutto sbagliato, è tutto da rifare”. Dunque, via tutti?
Il passato è la base per costruire, ma a questo punto troppe situazioni sono delicate, da quella finanziaria a quella sportiva, dunque, sperando che il Presidentissimo non si scoraggi e continui nel suo filantropico sostegno, uno scossone andrebbe dato.
Hnat Domenichelli dovrebbe fare un passo indietro?
Per me anche due, oppure tre ...il suo comunicare con l’esterno è sempre scontato, frasi fatte, stereotipate e sulla difensiva, con poca naturalezza. Sembra che nasconda qualcosa. La scelta dell’allenatore, la tempistica della stessa, la gestione del gruppo, sia dal punto di vista tecnico, vedi campagna acquisti, che relazionale con l’esterno (ridicolo poi che non si abbia trattato il tema di come comunicare con la stampa...e visto le dichiarazioni di capitan Arcobello, chiaramente qualcosa non ha funzionato), mi pongono molti dubbi sulle sue reali capacità d’espletare il ruolo che il CdA gli ha voluto affidare. Interessante sarebbe sapere quale relazione ha avuto con McSorley nella composizione dellasquadra; prese tante stelle... ma non ha una quarta,quinta linea all’altezza delle ambizione sportive. E poi ci sono altre domande da porgli: perché Bertaggia è andato a Ginevra? Con quale motivazione? Tecnica o finanziaria? Ma non solo: giocatori come Bürgler, Lammer, Suri e altri chestanno facendo faville altrove, perché non son stati riconfermati? Non avrebbero fatto comodo? Queste sono le domande che dovrebbero porgere i partecipanti dei vari talk hockey show che vediamo sui nostri canali, non le solite banali e accomodantidomande!
Capitolo Gianinazzi: scelta azzardata?
Una missione dell’HC Lugano, come scritto sulle proprie pagine internet, è quella di percorrere la propria strada intraprendendo delle scelte coraggiose ed innovative, è questo potrebbe esserne un esempio. Penso che la scelta non sia azzardata; non conosco personalmente Luca, ma lo seguo da diversi anni, ed ammiro in lui l’abnegazione che ha avuto e che possiede tutt’ora. Sia da giocatore che d’allenatore ha dedicato moltissimo tempo alla sua passione vivendo in simbiosi con il ghiaccio ma riscaldandosi per ogni esperienza: e questo progetto potrebbe essere la prima fiamma d’un bel focolare per riscaldare i tifosi bianconeri.
Forse non si potrebbe affiancargli qualcuno?
Luca ha sicuramente un ottima personalità ed una grande autostima, fatto questo che gli ha permesso d’intraprendere la non facile professione d’allenatore professionista dunque ha il carattere per affrontare questo progetto; sarà lui a decidere da chi farsi affiancare. Nel FC Lugano Mattia Croci Torti ha scelto come angelo custode il pacato ed esperto Cao Ortelli; esiste un figura di simile carisma nell’HC Lugano? Personalmente penso ci vorrebbe un personaggio di maggior sensibilità hockeystica che Krister Cantoni. Il pedigree di Luca Gianinazzi non è quello di Luca Cereda sia da giocatore che d’allenatore, probabilmente gli manca qualche “step”, ma son convinto, parlando anche con un qualche suo giocatore juniores élites, che sfruttando la sua miglior qualità, che è la comunicazione individuale, possa far crescere la sua squadra. Chiaramente il mio sogno sarebbe quello di vederlo affiancato a Raffaele Sannitz, che con grande esperienza e conoscenza dello spogliatoio darebbe sicuramente un positivo apporto allo sviluppo del progetto. Ma questi sono miei sogni e sono diversi da quelli di Domenichelli e del CdA.
Stagione ormai andata?
Non penso, sono state giocate 10 partite, dunque, tutto è ancora possibile, ma disciplina e costanza saranno le prerogative per una rimonta! Chiaramente la mancanza di giocatori di qualità per la quarta linea potrà influenzare il raggiungimento dell’obbiettivo ambito dalla società! Cioè entro i primi sei!
Il Lugano sta perdendo credibilità e pubblico. Cosa fare?
Chiedere a Filippo Lombardi, in Leventina ci sono riusciti! Con un CdA di questo stampo è difficile trovare un’identità! Vedi: la campagna abbonamenti dell’anno scorso e quella di quest’anno, un anno in inglese e quest’anno in dialetto: cosa pensa il tifoso? E poi l’identità locale dov’è andata a finire? Il famoso inserimento dei giovani dov’è? Se ci sono feriti giocano, altrimenti… E poi la “Resega” ah no la “ Corner Arena” che comfort offre? Prendiamo come paragone la Gottardo Arena dove trovi ristori ad ogni angolo e i posteggi son a “tre passi”....Probabilmente la Valle sta superando la città!
M.A.