SAO PAULO (Brasile) - Gian Oddi è uno dei giornalisti televisivi più famosi del Brasile. Lavora da un decennio presso l’emittente americana 'ESPN', che trasmette programmi sportivi 24 ore su 24, ed è titolare del talk show 'Linea de passe', che gode di altissimi indici di ascolto soprattutto nella città di Sao Paulo, dove il reporter di origini italiane vive. Venerdì sera, subito dopo l’eliminazione della squadra gialloverde dal Mondiale, lo abbiamo sentito contattato telefonicamente per cercare di capire lo stato d’animo degli sportivi e del popolo brasileiro.
“Posso dirle – ci dice affranto il giornalista che sta scrivendo, fra le altre cose, anche la biografia del grande Mario Sergio, ex attaccante dell’ACB – che Sao Paulo era praticamente deserta. Alla fine del match contro i croati, i negozi, i bar e i ristoranti si sono svuotati. Totale depressione, insomma. Ma questa è un po’la nostra caratteristica. Quando vinciamo ci esaltiamo, quando perdiamo diventiamo fragile e vulnerabili. Ho visto le stesse scene che vedo da anni: uomini e donne in lacrime oppure a inveire contro i giocatori e il nostro CT Tite ”.
Per il tecnico di origini italiane è anche il canto del cigno.
Ma si sapeva da tempo che avrebbe lasciato indipendentemente dal risultato di questo Mondiale. Il suo bilancio può apparire negativo, visto che nel 2018 ed ora in Qatar siamo usciti ai quarti di finale. Ma in realtà lui ha ricostruito la Nazionale dalle macerie ed ha saputo risvegliare in molti giocatori la voglia di giocare con la maglia auriverde. Certo è che contro la Croazia qualcosa l'ha sbagliata pure.
Per esempio?
Neymar avrebbe dovuto tirare uno dei primi rigori e non essere inserito nella lista come ultimo. Un giocatore del suo calibro deve andare subito dal dischetto, per garantirci un gol. La Croazia ha fatto così con Modric ed ha avuto ragione. Ma non solo: credo che avrebbe dovuto togliere dal campo Danilo, che proprio non era in giornata. E infine: quando eravamo in vantaggio avrebbe dovuto gestire meglio lo stato d'animo dei giocatori.
Quel pareggio incassato in contropiede grida vendetta.
Un calo di tensione? Non lo so. Di certo una rete così fa male, perché i croati non avevano grossi punti di riferimento in attacco e non sembravano pericolosi. Dal punto di vista mentale, però, ci hanno dato una lezione.
Neymar?
Ha fatto un gran gol ma poi, dopo 1-1 croato, ha perso fiducia e morale. Lui è un grandissimo giocatore ma non è un leader. Tutta la vita Modric. Noi in Brasile non abbiamo giocatori di questo calibro. Ci manca personalità.
Come gestire ora questa ennesima delusione?
Si deve ripartire ancora una volta dai piedi della squadra e, come detto, senza Tite. Non sarà facile sostituirlo, anche perché in Brasile non ci sono grandi allenatori in questo momento. Recentemente sono usciti i nomi di Dorival junior, ex Flamengo, e Fernando Dinizi, tecnico del Fluminense. Ma sono soltanto speculazioni. La verità è che la nostra federazione dovrebbe avere il coraggio di contattare un tecnico straniero. Ma il Brasile è come l'Italia: si punta sempre sugli allenatori di casa. Secondo me ci vorrebbe un tecnico portoghese alla Fernando Santos!
“Posso dirle – ci dice affranto il giornalista che sta scrivendo, fra le altre cose, anche la biografia del grande Mario Sergio, ex attaccante dell’ACB – che Sao Paulo era praticamente deserta. Alla fine del match contro i croati, i negozi, i bar e i ristoranti si sono svuotati. Totale depressione, insomma. Ma questa è un po’la nostra caratteristica. Quando vinciamo ci esaltiamo, quando perdiamo diventiamo fragile e vulnerabili. Ho visto le stesse scene che vedo da anni: uomini e donne in lacrime oppure a inveire contro i giocatori e il nostro CT Tite ”.
Per il tecnico di origini italiane è anche il canto del cigno.
Ma si sapeva da tempo che avrebbe lasciato indipendentemente dal risultato di questo Mondiale. Il suo bilancio può apparire negativo, visto che nel 2018 ed ora in Qatar siamo usciti ai quarti di finale. Ma in realtà lui ha ricostruito la Nazionale dalle macerie ed ha saputo risvegliare in molti giocatori la voglia di giocare con la maglia auriverde. Certo è che contro la Croazia qualcosa l'ha sbagliata pure.
Per esempio?
Neymar avrebbe dovuto tirare uno dei primi rigori e non essere inserito nella lista come ultimo. Un giocatore del suo calibro deve andare subito dal dischetto, per garantirci un gol. La Croazia ha fatto così con Modric ed ha avuto ragione. Ma non solo: credo che avrebbe dovuto togliere dal campo Danilo, che proprio non era in giornata. E infine: quando eravamo in vantaggio avrebbe dovuto gestire meglio lo stato d'animo dei giocatori.
Quel pareggio incassato in contropiede grida vendetta.
Un calo di tensione? Non lo so. Di certo una rete così fa male, perché i croati non avevano grossi punti di riferimento in attacco e non sembravano pericolosi. Dal punto di vista mentale, però, ci hanno dato una lezione.
Neymar?
Ha fatto un gran gol ma poi, dopo 1-1 croato, ha perso fiducia e morale. Lui è un grandissimo giocatore ma non è un leader. Tutta la vita Modric. Noi in Brasile non abbiamo giocatori di questo calibro. Ci manca personalità.
Come gestire ora questa ennesima delusione?
Si deve ripartire ancora una volta dai piedi della squadra e, come detto, senza Tite. Non sarà facile sostituirlo, anche perché in Brasile non ci sono grandi allenatori in questo momento. Recentemente sono usciti i nomi di Dorival junior, ex Flamengo, e Fernando Dinizi, tecnico del Fluminense. Ma sono soltanto speculazioni. La verità è che la nostra federazione dovrebbe avere il coraggio di contattare un tecnico straniero. Ma il Brasile è come l'Italia: si punta sempre sugli allenatori di casa. Secondo me ci vorrebbe un tecnico portoghese alla Fernando Santos!
Tite avrebbe voluto dedicare la Coppa del Mondo a Pelé…
Lo so, ci teneva moltissimo. Il nostro CT lo aveva detto in conferenza stampa: vinceremo per O' Rei. E invece è andata male. Speriamo comunque che Pelé sappia vincere la sua battaglia per la vita. Qui in Brasile tutti, anche coloro che non si intendono di calcio, pendono ormai dai mass media, dai quali aspettano notizie sulla salute del più grande di tutti.
Fuori il Brasile, avanti l’Argentina. Il bilancio del calcio sudamericano per il momento è salvo.
Il paradosso del calcio è anche questo. Il Brasile ha provato a giocare a calcio ed è stato eliminato, gli argentini per contro sono stati più solidi e cinici, ma certamente brutti da guardare, e vanno avanti. Di sicuro, non farò il tifo per loro in semifinale (ride, ndr). Anche se ammetto che Messi meriterebbe di vincerlo.
M.A.