Si fatica a rendersi conto che sono già passati 10 anni dalla prematura scomparsa del Nano. Sembra ieri che turbinava in redazione, visionando bozze, formulando critiche – sempre con il suo modo diretto, che sulle prime poteva sconcertare, ma ci si abituava presto – e soprattutto fornendo spunti, una marea, rigorosamente scritti su block notes a quadretti. La sua meticolosità ed il suo ordine erano proverbiali. Come pure la sua creatività: le proposte gli venivano a getto continuo. Ed aveva una memoria da elefante. Dettare l’agenda politica cantonale era per lui naturale, forte anche delle moltissime informazioni che raccoglieva dai media internazionali (nessuno era altrettanto attento a quello che succedeva in Ticino, in Svizzera e nel mondo) e della sua fittissima rete di contatti: la sua giornata era un continuo via vai di telefonate ed incontri con interlocutori di ogni tipo, sugli argomenti più disparati. Un “frullatore” che avrebbe stordito chiunque; ma non il Nano. Multitasking ancora prima che il termine entrasse nel vocabolario comune, uomo del fare oltre che del comunicare, non sorprende che si trovasse bene nel Municipio di Lugano e male in Consiglio nazionale, che infatti abbandonò dopo una sola legislatura.
E’ banale dirlo, ma va ribadito: il Nano ha segnato una svolta nella politica cantonale. Era anche uno dei pochissimi politici ticinesi ad essere conosciuto non solo a livello nazionale, ma anche oltreconfine – frequenti le sue apparizioni in trasmissioni televisive italiane, anche sulle reti ammiraglie – e non per le cariche che rivestiva, ma per il suo modo di essere e per le sue proposte.
Che potevano essere provocatorie; anche molto provocatorie. Ma non erano mai sparate a vanvera.
Maestro nella comunicazione senza averla mai studiata, col Mattino il Nano introdusse in Ticino, assieme a Flavio Maspoli, qualcosa di nuovo e fuori da ogni schema: un giornale che usciva la domenica ed in più gratuito. Ai tempi, era il 1990, nessuno lo credeva possibile. Molti si avvicinavano alle cassette verdi con diffidenza: dov’è il trucco? Se prendo un giornale, poi mi arriverà a casa una fattura da pagare?
Il Nano non aveva grande dimestichezza con le nuove tecnologie, non usava il computer, ma ne intuiva le potenzialità, specie quelle – appunto – comunicative: oggi, probabilmente, sarebbe anche un influencer della politica, seguitissimo sui social.
Questi 10 anni senza il Nano hanno confermato due cose: 1) che il personaggio non è replicabile e 2) che le sue creature, il Mattino e la Lega, sono ancora lì dove lui le ha lasciate. Certo non identiche a prima: sarebbe stato presuntuoso e ridicolo pensare di scimmiottare chi se n’è andato. Ma ci sono. “Cucù, siamo ancora qui!” era la replica del Nano sul Mattino ad ogni risultato elettorale che smentiva dei pronostici funerei per la Lega (accade puntualmente ogni quattro anni).
Adesso che le elezioni cantonali sono ancora alle porte, votare Lega – dando così continuità alla creatura cui tanto teneva – è senz’altro il modo di ricordarlo che il Nano apprezzerebbe di più.
Lorenzo Quadri / MDD