Una bella notizia per gli appassionati di ciclismo, che dai tempi di Ruben Bertogliati non vedevano all’opera un corridore nato in Ticino nelle due classiche monumento. Colombo ha parecchi estimatori, in particolare l’ex ciclista professionista nonché giornalista d’inchiesta (uno dei pochi rimasti) Antonio Ferretti: “Sono convinto che nelle classiche del Nord possa far bene. Ha il fisico, il passo e la tempra giusti. È un potenziale Van der Poel”.
Parole che non lasciano dubbi. Ma intanto torniamo all’annuncio di cui sopra, a Filippo Colombo, che abbiamo sentito nei giorni scorsi.
Filippo: la sua partecipazione al Giro delle Fiandre e alla Parigi-Roubaix è ormai sicura.
Credo propriò di sì: se tutto filerà liscio, se non ci saranno inconvenienti o cambiamenti decisi dal team, ci sarò! E sono davvero galvanizzato all’idea di correre queste due classiche monumento. Non ve-do l’ora! Esserci vuol dire che sei a contatto con la storia e con l’epica del ciclismo. Per un corridore come me è un privilegio.
Per prepararsi alle gare del pavé Colombo si recherà in Belgio per disputare alcune mini-classiche.
Esatto. Sarò al via alla E3 Saxo Bank Classic, all’Attraverso le Fiandre e alla Freccia del Brabante. Prove che mi permetteranno di entrare nel clima della Ronde. D’altra parte in Belgio i percorsi si assomigliano e sono quasi tutti disegnati nello stessa regione. Voglio arrivare al grande appuntamento del 2 aprile al top.
Il Giro delle Fiandre è una corsa particolare. Forse la più importante del mondo.
Ha un atmosfera speciale e si corre fra due ali di pubblico incredibili. Quel giorno, come in passato, ci saranno più di un milione di spettatori. Immaginatevi che emozione per uno come me che il Giro delle Fiandre lo ha sempre visto solo in televisione. Sarà un’emozione fortissima. Spero di essere all’altezza.
Il ciclismo in Belgio è una religione.
È la patria delle due ruote. C’è un entusiasmo incredibile. Entusiasmo, del resto, che ho toccato con mano nella recente Kuurne-Bruxelles-Kuurne, che non è certamente paragonabile ad un Fiandre o alla Liegi, eppure è stata seguita da tantissima gente. Soltanto nei grandi stadi di calcio si vede una cosa del genere.
Ricapitolando: Fiandre, Roubaix e poi?
Questo è quanto abbiamo pianificato sinora. Si pensava anche all’Amstel Gold Race ma poi abbiamo deciso di non intasare troppo il calendario anche perché da maggio via inizia la Coppa del Mondo di mountain bike che per me rappresenta la priorità. Ho iniziato la stagione da stradista ma la proseguirò da biker, che in fondo è la mia passione. Non nego, comunque, che in questo ultimo mese ho imparato tantissimo correndo nelle gare su strada. Esperienza che mi sarà utile per la MB.
A proposito di esperienza: la recente Strade Bianche non è stata facile da affrontare.
Vero. In primo luogo perché non l’avevo mai disputata e poi perché nelle prime due ore di corsaho rimediato due forature che mi hanno fatto perdere di vista il gruppo dei migliori e sono pure caduto. Questa classica è davvero massacrante; l’averla portata a termine, anche se in netto ritardo dai primi, è comunque incoraggiante. Ricordo che l’ex Eroica è ormai diventata la classica monumento numero 6.
Più dura di una Roubaix?
Il fatto che ci sia dello sterrato in entrambe le prove, non significa molto. Diciamo che la Strade Bianche ha pochi chilometri di piatto. Ci sono continui saliscendi e cìò la rende durissima. E poi quella maledetta polvere: sabato sera a Siena, dopo la corsa, vedevo tutto ... opaco.
Restando alle Strade Bianche: Thomas Pidcock è stato un degno vincitore.
Ha attaccato ad una cinquantina di chilometri dal traguardo e quando è rimasto solo al comando ha saputo gestire alla grande. Tom è un corridore completo, tenace, che sa correre su ogni terreno. Questa vittoria in terra toscana gli darà senza dubbio più forza per provare nuovo imprese. Per me non è una sorpresa: del resto lo scorso anno aveva già vinto sull’Alpe d’Huez al Tour de France.
Tornando alla mountain bike: da maggio, con la prova di Novo Mesto, si ricomincia.
Con la squadra di Nico Schurter, campione plutitolato e mio idolo. Sono particolarmente contento di correre al suo fianco. Oltre che un corridore fortissimo è anche una brava persona, umila e disponibile. Non potrò che guadagnarci. Obiettivi? Vincere delle gare e far bene ai Mondiali di Glasgow.
Quest’anno l’UCI ha riunito in una sola sede (appunto Glasgow) ciclismo su strada, ciclismo su pista, mountain bike e paraciclismo. Cosa farà Filippo Colombo?
Correrò soltanto nella mountain bike, che resta la mia priorità. Meglio concentrarsi e far bene una sola disciplina che provarne due e fallire. No, alla strada non ci penso proprio. Se andrò ai Mondiali mi concentrerò solo sulla MB.
Colombo: lei corre per la Scott nella mountain bike e per la Q36.5 Pro Cycling su strada, consulente della quale è Vincenzo Nibali, un’altra leggenda del ciclismo.
Con Vincenzo mi trovo a meraviglia. Siccome lui abita a Lugano, ci incontriamo spesso sulle strade del Cantone e ci alleniamo assieme. Il siciliano è fonte di ispirazione.
Come si trova nella neo-costituita squadra di matrice svizzera Q36.5?
Direi bene. È un team giovane, ambizioso, che vuole farsi le ossa. A questi livelli non è facile ma la struttura e l’organizzazione sono molto buone. In squadra ci sono elementi interessanti quali Brambilla, Moschetti, il poschiavino Badilatti e Conca.
MAURO ANTONINI