Sport, 01 maggio 2023

“Sono contento che il titolo sia tornato in Romandia”

Marcel Sgualdo, ex dello Chaux de Fonds dominatore di un’epoca

LA CHAUX-DE-FONDS - “Se lo vede, me lo saluti tantissimo: Alfio (Molina, ndr) lo ricordo come una persona perbene ed un bravissimo portiere. Giocammo assieme in Nazionale e ai Mondiali di Praga del 1972 battemmo a sorpresa grazie alla sua prestazione stratosferica la Finlandia”.


Chi parla è Marcel Sgualdo, ex difensore rossocrociato ma soprattutto dello Chaux de Fonds degli Anni d’oro, la squadra che dominò l’hockey svizzero dal 1968 al 1973, vincendo sei titoli consecutivi. L’ultima “vera” squadra romanda ad alzare al cielo la Coppa prima del Ginevra di Jan Cadieux. 



“Anche il Bienne ha una componente francofona – ci dice al telefono il 79enne neocastellano – ma è minoritaria. Dunque lo Chaux de Fonds dei miei tempi è da considerare l’ultima squadra romanda ad aver vinto il campionato. Comunque: complimenti al Ginevra e anche ai seelandesi, che hanno onorato il nostro sport con una bellissima finale”.


Ha seguito la serie?
Ho visto tutte le sfide in TV. L’hockey resta, a distanza di anni, una grande passione. Una serie vivace vinta dalla miglior squadra, che ha messo sul ghiaccio il talento enorme dei suoi stranieri, la forza del gruppo e un carattere eccezionale. Il Ginevra aveva qualcosa in più del Bienne ma soprattutto sapeva che questa era forse l’ultima chance per vincere con questa squadra. L’eta non più giovanissima della rosa e la certezza delle partenze di alcuni fenomeni come Tömmernes o Filppula piuttosto che Omark a fine stagione hanno portato molte energie in più. 


Marcel Sgualdo, figlio di un emigrante veneto la cui sorella ha abitato per anni al Bigorio (titolare di un bar), evita paragoni fra l’hockey dei suoi tempi e quello attuale. 
Non si possono fare paragoni, ci mancherebbe. Ma a differenza di oggi, allora eravamo semiprofessionisti e la maggioranza di noi aveva un altro lavoro. Io facevo l’elettricista e mi allenavo alla sera. Naturalmente c’erano i professionisti come coach Gaston Pelletier e i giocatori svizzeri di grande fama. Penso al compianto Michel Turler, un vero artista. Il presidente era Frutschi, che non lesinava sforzi finanziari per rendere fortissima la squadra. 


Il Ginevra, tanto per restare in tema, era l’unica rivale che vi creava problemi.
Ci provò per un paio d’anni. Ma alla fine la spuntavamo sempre noi, anche perché qualche giocatore granata di buon livello si trasferiva a Chaux de Fonds. I soldi del nostro patron facevanogola a tutti.


Poi inevitabilmente arrivò il declino.
Nel 1973, dopo l’ultimo titolo, alcuni giocatori lasciarono il club e nel frattempo spuntò il Berna, che sarebbe diventato la squadra del decennio. Io finii la carriera a Losanna, anche se per poco non firmai per il Lugano. Fosse rimasto in LNA probabilmente sarei venuto in Ticino.


Sgualdo conclude così.
Ogni tanto incontro i miei vecchi compagni di squadra Huguenin (capitano di quello Chaux de Fonds, ndr), Toni Huguenin e Reinhard e mi assale la nostalgia. Con loro riviviamo quei tempi memorabili...

M.A.

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