Un macedone del nord di 65 anni rischia 18 anni di carcere per un omicidio commesso durante una rapina nel 1999 a Bienne. È questa la pena richiesta dalla procura bernese durante il processo tenutosi davanti al Tribunale regionale del Giura-Seeland bernese. Il verdetto sarà emesso il 6 giugno.
L'episodio risale al 25 giugno 1999. L'uomo si era introdotto nella casa di una famiglia e quando il figlio 22enne ha fatto ritorno l'uomo l'ha ucciso con quattro colpi di pistola. "L'imputato ha agito in modo assolutamente spregiudicato", ha dichiarato il pubblico ministero, citato da "Le Journal du Jura". "Io non c'entro nulla", ha risposto l'imputato, che si è detto dispiaciuto per la famiglia legata, minacciata e torturata, di cui rimangono solo due figli, 24 anni dopo i fatti.
La rapina sarebbe stata motivata dalla vendetta, sullo sfondo del traffico di armi. Durante la guerra del Kosovo, alla fine degli anni Novanta, l'imputato era coinvolto nell'esportazione di armi all'Esercito di Liberazione del Kosovo (UCK). Due fratelli della famiglia del giovane ucciso avrebbero venduto un fucile mitragliatore ad un prezzo esagerato. Da qui la volontà dell'uomo di vendicarsi.
L'imputato, che vive in Svizzera da 37 anni e che nega ogni addebito, chiede un risarcimento per danni morali di 100 franchi per ogni giorno di detenzione dal 12 gennaio 2021, mentre i due fratelli superstiti chiedono un risarcimento di 55'000 e 30'000 franchi.