La prospettiva di nuovi aumenti dei prezzi presso la Posta, recentemente annunciati dal CEO Cirillo, ha spinto il gruppo parlamentare della Lega dei Ticinesi in Gran Consiglio a inoltrare un'interrogazione all'indirizzo del Consiglio di Stato. I deputati leghisti temono che questo ennesimo aumento andrà a incidere ulteriormente sulle finanze dei ticinesi. Preoccupa inoltre la politica attuale del gigante giallo che, si teme, porterà “alla chiusura di filiali e alla perdita di posti di lavoro, causando disagi specie nei comuni più periferici”.
I deputati ricordano che la missione della Posta è quella di fornire un servizio alla popolazione e non produrre utili. “Capiamo benissimo – si legge nel testo dell'interrogazione - la situazione dell’aumento dei costi nella quale pure La Posta si trova confrontata, difficoltà che tuttavia non hanno impedito a La Posta di chiudere il 2022 con un utile di 295 milioni di franchi e un risultato d’esercizio (EBIT) di 358 milioni”.
Una situazione che preoccupa gli interroganti “dato che all’annunciato aumento dei costi è stato spiegato come seguiranno infatti delle misure di contenimento delle spese, in particolare la sostituzione dei classici sportelli postali con gli automatici”, una politica che, come detto, si teme porterà a perdite di posti di lavoro nel breve-medio termine.
Per questo gli autori dell'interrogazione (primo firmatario Eolo Alberti) chiede al Consiglio di Stato se intende opporsi a questo aumento dei prezzi, di prendere posizione sulla chiusura degli sportelli, come intende tutelare i comuni perifici da eventuali chiusure di filiali e, infine, quali misure intende adottare il Governo per garantire che La Posta continui a fornire un servizio pubblico di qualità ai cittadini.