LUGANO – Ci si attendeva, e attende, la partenza di alcuni dei pezzi pregiati della rosa in mano a Mattia Croci-Torti. Ci si attendeva, e attende, la partenza dei vari Aliseda, Amoura, Celar e Valenzuela che dopo quello che hanno mostrato nell’ultimo anno, hanno attirato le attenzioni di club di campionati più importanti. Ci si attendeva, e attende, la partenza di quei giocatori giovani che possono portare denaro sonante nelle casse del club sottocenerino. Ma nessuno si aspettava la partenza di Doumbia, perno del centrocampo bianconero, giunto a Cornaredo soltanto 12 mesi fa, per andare a indossare la maglia… dei Chicago Fire!
È vero, Mansueto in occasione del suo insediamento aveva parlato di “filo diretto tra Lugano e Chicago” e alla fine due giocatori sono arrivati dall’Illinois – Aliseda ed Espinoza – dopo aver incontrato diverse difficoltà ad adattarsi alla MLS, mentre altrettanti giocatori hanno fatto il tragitto inverso – Haile-Selassie e appunto Doumbia – ma in realtà l’impressione, specie dopo questa partenza di peso, è che Lugano sia a tutti gli effetti il farm team di una formazione, i Fire, che non ha certo fatto faville nel campionato americano.
Se pensiamo poi che Doumbia è stato scelto direttamente da Fotios “Frank” Klopas, tecnico dei Fire, che ha seguito tutte le partite stagionali del Lugano, risulta evidente che per i Fire Lugano è esattamente quel farm team da dove pescare i giocatori a loro necessari. Certo, la società ha sempre dimostrato di voler e saper rimpiazzare un ottimo giocatore con uno di pari livello, ma così si rischia di marciare sul posto e di non evolversi mai dal punto di vista della qualità e della competitività. Raggiungere l’YB è complicato, lo sappiamo, ma da farm team diventa praticamente impossibile.