Dal 2024 la Svizzera tasserà più severamente le grandi multinazionali, nonostante le pressioni da parte degli ambienti economici e dalle stesse aziende colpite. Il Consiglio federale ha infatti annunciato che il primo gennaio entrerà in vigore la riforma minima dell’imposta sulle società decisa dall’OCSE e del G20 e approvata l'anno scorso in votazione popolare. Secondo le regole dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, in futuro i grandi gruppi internazionali con un fatturato superiore a 750 milioni di dollari devono pagare un’imposta minima sugli utili pari al 15%.
Ma la decisione del Consiglio federale di imporre la nuova tassazione suscita comunque scalpore negli ambienti economici. “La Confederazione crea inutilmente uno svantaggio all’economia svizzera. In caso di rinvio non avremmo avuto problemi all’estero2, afferma Frank Marty, responsabile delle finanze e delle imposte presso l’associazione mantello economica Economiesuisse. La Costituzione federale prevede che il Parlamento applichi un'imposizione minima per “tutelare gli interessi dell'intera economia svizzera”, precisa Frank Marty. “Ma questa misura prevista per il 2024 va completamente contro questo obiettivo”.
Tuttavia, nelle ultime settimane, i grandi gruppi economici hanno fatto di tutto per rinviare l’introduzione di questa riforma. Secondo quanto riporta il Blick sono soprattutto i due gruppi farmaceutici Roche e Novartis ad aver esercitato massicce pressioni nella speranza di un rinvio, dato che questa riforma fiscale costerà loro particolarmente cara. Ma la ministra delle finanze Karin Keller-Sutter non si è lasciata influenzare.
Il Consiglio federale da parte sua difende la tempistica e sostiene che introdurre oggi questa riforma ha senso: "Secondo le nostre ultime informazioni, anche importanti Stati europei come Germania, Italia, Gran Bretagna, Irlanda, Francia e probabilmente il Lussemburgo stanno iniziando ad adottare questa tassa", spiega Il portavoce del Dipartimento delle Finanze Pascal Hollenstein. “Se la Svizzera vi avesse rinunciato, le filiali svizzere dei gruppi di questi Stati sarebbero state tassate con la nuova aliquota”. In altre parole, alcune aziende svizzere non vedrebbero la differenza tra pagare le tasse qui o all’estero. Ma la Svizzera perderebbe enormi entrate fiscali. Più precisamente la metà dell'importo stimato tra 1 e 2,5 miliardi di franchi che la riforma dovrebbe portare alla Confederazione.
Per i gruppi svizzeri attivi a livello internazionale la situazione è diversa. Roche e Novartis ne sono esempi. Gli esperti della Confederazione sottolineano tuttavia che la maggior parte degli altri Stati prevede che la riforma fiscale entri in vigore nel 2025. Rimarrebbe quindi un anno di differenza tra la Svizzera e gli altri paesi.
Questo argomento non è affatto apprezzato da Frank Marty. Secondo lui un anno di differenza è comunque una bella differenza. “Si tratta di sapere se quest'anno le aziende dovranno pagare 1,5 miliardi di franchi in più di tasse”, lamenta il responsabile delle finanze di Economiesuisse.