Il social network Facebook avrebbe bloccato un articolo giornalistico che criticava la piattaforma social e il suo fondatore Mark Zuckerberg. Il caporedattore della testata in questione denuncia un attacco alla libertà di stampa. Reto Vogt, caporedattore della rivista specializzata svizzera “Inside IT”, è stupito: “Facebook censura i nostri resoconti indipendenti. Questo è un attacco alla libertà di stampa”. Secondo Vogt un articolo della sua testata pubblicato sulla sua pagina “Inside IT” è stato inizialmente bloccato e poi addirittura cancellato.
Intitolato “Questo fine settimana, Facebook celebrerà il suo 20° anniversario. Gli scandali dei dati hanno causato pochi danni al gruppo” l'articolo di Reto Vogt ripercorre gli scandali passati di Facebook, come la consegna di milioni di dati degli utenti alla società di consulenza Cambridge Analytica, ormai in bancarotta. Si parla anche di una disputa che ha visto i fondatori della rete ConnectU accusare Mark Zuckerberg di aver loro rubato l'idea stessa di Facebook. Uno scandalo che aveva spinto il boss del colosso americano a concludere un accordo extragiudiziale con ConnectU. "Zuckerberg sta pagando 65 milioni di dollari per aver rubato un'idea?", si chiede Vogt in questo articolo.
Poco dopo la pubblicazione dell'articolo “Inside IT”, la rivista ha ricevuto la notizia che non sarebbe più stata visibile pubblicamente perché violava le regole del social network. Facebook ha anche minacciato di bannare permanentemente “Inside IT” in caso di ulteriore violazione degli “Standard comunitari”. Vogt aggiunge che poco dopo aver ricevuto questo avviso, l'articolo non era più visibile sull'account “Inside IT” e anche il messaggio di Facebook era scomparso.
Vogt è certo che sia stato il “tono critico” dell'articolo a portarlo al blocco. “Facebook consente molti discorsi di incitamento all’odio, mobbing e notizie false sulla sua piattaforma. Apparentemente questo non è un problema. Ma se critichiamo Mark Zuckerberg o Facebook, il nostro articolo viene bloccato. Questa è una gestione irragionevole delle critiche pubbliche”. Interrogato da Blick, Facebook non ha voluto rispondere alle accuse.