Svizzera, 30 aprile 2024

Lo studio universitario che demolisce la libera circolazione

Il mantra politicamente corretto secondo cui immigrazione sarebbe “uguale a ricchezza” viene spazzato via da uno studio sulla libera circolazione delle persone, realizzato dall’Istituto di economia pubblica svizzera dell’Università di Lucerna.

Lo studio lucernese – di cui, “stranamente”, i media mainstream non riferiscono – giunge alla seguente conclusione: immigrazione è “uguale a ricchezza”… solo per chi immigra. Per lo Stato destinatario, invece, le cose stanno diversamente.

L’indagine evidenzia pure che le principali conseguenze negative dell’immigrazione non sono mai state indagate scientificamente. Facile intuire che la “dimenticanza” sia voluta. Certi dati devono rimanere nascosti, perché contraddicono la narrazione della casta spalancatrice di frontiere, la quale controlla le Università - ed i finanziamenti alle medesime.

Fatto sta, esordisce lo studio di Lucerna, che dal 2002 ad oggi in Svizzera sono immigrate 1.5 milioni di persone, due terzi di loro a causa della libera circolazione. E questi immigrati, ma guarda un po’, attingono a prestazioni dello Stato sociale, utilizzano le infrastrutture e generano sovrappopolazione.
L’indagine lucernese demolisce i principali mantra dei fautori della libera circolazione.
Ovvero:
  1. Immigrazione uguale ricchezza” ossia l’immigrazione fa crescere il PIL. FALSO. In Svizzera, si legge nello studio, dal 2000 il PIL procapite al netto dell’inflazione è cresciuto del 23%. Altri paesi, ad esempio la Germania, hanno registrato una crescita analoga, ma con molta meno immigrazione.
  2. L’alta (eufemismo) immigrazione è indispensabile per colmare le carenze di manodopera”. FALSO. Dopo 22 anni di immigrazione incontrollata, e con 1.5 milioni di abitanti in più, oggi le aziende che affermano di avere difficoltà nel reclutamento di personale sono al livello più alto dal 2004, ossia dall’inizio delle misurazioni. Traduzione: arrivano troppi stranieri e sono quelli sbagliati, che non servono all’economia. Inoltre l’immigrazione, ossia l’aumento della popolazione, aggrava la carenza di personale negli ambiti che maggiormente faticano a trovarne, vedi sanità e scuola. Del resto già si sapeva, da un altro studio, che solo un quinto dei migranti lavora in settori dove c’è reale carenza di manodopera.
  3. Si trasferiscono qui solo cittadini comunitari che hanno un lavoro”. FALSO. Il 40% degli immigrati UE, ovvero quasi la metà, è arrivato per ricongiungimento familiare. Quindi completamente al di fuori da logiche di mercato del lavoro.
  4. Gli immigrati pagheranno le pensioni agli svizzeri”. FALSO. Gli immigrati non finanziano nemmeno le proprie, di pensioni. A lungo andare, infatti, le rendite che percepiscono sono superiori ai contributi che pagano. Del resto, non servivano studi accademici per scoprirlo. La dimostrazione l’abbiamo già sotto gli occhi. Se gli stranieri pagassero le pensioni agli svizzeri, le casse dell’AVS, visti i flussi migratori, scoppierebbero di soldi e sarebbero pertanto perfettamente in grado di finanziare la 13a AVS. Invece le cose non stanno proprio così.


Lo studio dell’Università di Lucerna evidenzia inoltre alcuni aspetti che (chissà per quale motivo) non sono mai stati approfonditi dalla ricerca accademica. Vale a dire:
  • I costi legati alla sovrappopolazione: usura di infrastrutture rispettivamente necessità di ampliarle; penuria di alloggi ed aumento degli affitti; cementificazione; eccessivo consumo di risorse naturali; fabbisogno energetico accresciuto; danni ambientali; eccetera.
  • “Effetto calamita”: ovvero l’attrattiva esercitata sui migranti dai Paesi che, come il nostro, dispongono di uno Stato sociale generoso. Ricordiamoci inoltre che l’UE vorrebbe imporci la direttiva europea sulla cittadinanza. Una delle sue conseguenze sarebbe l’impossibilità per la Svizzera di allontanare gli stranieri in assistenza, se questi sono cittadini comunitari. E’ ovvio che, a simili condizioni, altro che semplice “effetto calamita”: avremmo un assalto alla diligenza!
Naturalmente ci sono tanti altri ambiti che andrebbero indagati. Ad esempio:
  • Le conseguenze dell’immigrazione incontrollata sui costi sanitari e quindi sugli aumenti dei premi di cassa malati.
  • I costi generati dalla criminalità d’importazione a vari livelli: polizia, carceri (nb: i tre quarti degli ospiti dei nostri penitenziari sono stranieri!), sistema giudiziario, misure sostitutive alla detenzione, lotta al terrorismo,…
  • Eccetera eccetera.
La forza dello studio lucernese risiede nel fatto che si tratta di un’indagine accademica e non politica. Cosa ne risulta? Che i contrari alla libera circolazione delle persone avevano, ed hanno, ragione. I fautori invece – partitocrazia, media mainstream, padronato, sindacati: tutti assieme appassionatamente nel perorare la causa del “devono entrare tutti” – hanno raccontato un sacco di frottole. E continuano a raccontarne. Specie in prospettiva della sottoscrizione di un eventuale “accordo quadro istituzionale 2.0” con l’UE, che segnerebbe la fine della Svizzera così come la conosciamo ora.

Lorenzo Quadri
Consigliere nazionale
Lega dei Ticinesi

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