Svizzera, 15 giugno 2024

Un predicatore islamico condannato per frode e razzismo non dovrà lasciare la Svizzera

Il predicatore islamico Abu Ramadan non dovrà lasciare la Svizzera, nonostante una condanna di espulsione in primo grado. Lo ha deciso venerdì l'Alta Corte di Berna nel processo di appello.

Il settantenne libico è stato nuovamente condannato per frode previdenziale. Tuttavia, i verdetti di colpevolezza del tribunale di grado inferiore, confermati dal tribunale di grado superiore, riguardano casi di frode avvenuti fino al maggio 2015 compreso.

L'espulsione obbligatoria dal Paese in caso di frode nell'assistenza sociale è in vigore solo dall'ottobre 2016. "Pertanto non siamo autorizzati a pronunciare un'espulsione dal Paese", ha affermato il presidente del tribunale motivando la sentenza.

Ramadan era stato condannato per la sua attività di organizzatore di pellegrinaggi. Con questa attività ha incassato somme che però non sono state comunicate ai servizi
sociali del comune di Nidau, dove risiede come beneficiario di assistenza sociale.

Il libico è stato inoltre nuovamente riconosciuto colpevole di discriminazione razziale. Nel luglio 2017, in una moschea di Bienne, ha incitato all'odio nei confronti di persone di altre fedi, secondo il tribunale regionale.

Il tribunale superiore lo ha condannato a una multa condizionale di 140 aliquote giornaliere a 30 franchi (4'200 franchi). Non è tuttavia detta l'ultima parola sul caso: l'avvocato difensore ha annunciato ai media che porterà avanti la sentenza.

Il Ministero pubblico bernese aveva chiesto, senza successo, la piena conferma della sentenza di primo grado. Il procuratore Céline Fuchs ha dichiarato all'agenzia di stampa Keystone-SDA che ora vuole attendere le motivazioni scritte della sentenza e decidere come procedere solo dopo un'attenta analisi.


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