Sport, 29 settembre 2024

La Svizzera non vince dal ‘98: Hirschi la nostra speranza

Oggi a Zurigo la prova in linea degli Élite. Pogacar prova ed eguagliare Eddy Merckx e Stephen Roche (Giro d’Italia, Tour de France e iride)

ZURIGO - Oggi si corre la prova regina dei Mondiali di ciclismo. È giunto il tanto atteso momento degli Élite e sulle strade di Zurigo ci sarà il pubblico delle grandi occasioni. Come a Lugano nel 1996 e come a Mendrisio nel 2009. L’avrete capito: il ciclismo che conta è tornato nel nostro paese e come sempre, come nel passato e in Ticino appunto, accende entusiasmo e passione. Perché questo sport, a non dubitarne, riesce sempre ad accattivarsi le simpatie e l’affetto della gente, a dispetto di situazioni scabrose che ne hanno gettato ombre nella sua storia (vedi doping e biciclette-motorino). Oggi si corre la prova regina, si diceva in apertura, che si preannuncia ricca di emozioni e di colpi di scena ma soprattutto che potrebbe riportare un corridore svizzero sul gradino più alto del podio. Stiamo parlando di Marc Hirschi che si presenta in gran forma a questo appuntamento, pronto a succedere a Oscar Camenzind, ultimo rossocrociato ad imporsi in una prova iridata: parliamo di 26 anni fa, a Valkenburg (Olanda). Per il nostro ciclismo fu una giornata trionfale: le condizioni avverse pioggia, vento e freddo - resero la corsa durissima e Camenzind si superò attaccando ad 8 km dal traguardo. La sua fu una rasoiata micidiale. 


Dal Limburgo alla Limmat
Un vero e proprio outsider lo svittese di Gersau: quel giorno non partiva certo con i favori del pronostico, che erano tutti sulle spalle dello squadrone italiano (Bartoli, Bugno, Bettini, Tafi e Rebellin), degli olandesi (Boogerd) e dei belgi (Van Petegem e Wauters). Senza dimenticare un certo Lance Armstrong. Oscar, a sorpresa, partì in modo sfrontato su uno degli ultimi strappi di giornata e non venne più ripreso. Dietro, i big si guardarono in faccia e per lo svizzero fu un gioco da ragazzi presentarsi da solo sul viale d’arrivo. Su quella che venne considerata inizialmente un’ impresa, si sollevarono poi dei polveroni visto che il corridore svittese risultò positivo all’EPO nel 2004, poco prima delle Olimpiadi di Atene, dalle quali venne escluso.


Comunque: Oscar resta l’ultimo svizzero che ha vinto un titolo mondiale e da tempo si aspetta che un suo connazionale sappia emularlo. Non ci riuscì Fabian Cancellara a Mendrisio (2009) e nemmeno Stefan Küng ad Harrogate (2019). Forse a Zurigo le cose andranno meglio... Non sarà semplice, perché la concorrenza è fortissima: basti pensare a Tadej Pogacar, al suo compagno di squadra PrimozRoglic, a Remco Evenepoel, a Mathieu Van der Poel, a Julien Alaphilippe o a Thomas Pidcock e,ancora, Mads Pedersen. Pogacar è l‘uomo da battere, su questo non ci sono dubbi ma Hirschi, che negli ultimi due mesi ha vinto cinque gare (fracui la Clasica de San Sebastian) ha i numeri
per tentare il colpaccio della vita. Con il sostegno del pubblico svizzero potrebbe riuscirci.


Gianetti ci spera
IL CEO di UAE Emirates Mauro Gianetti gongola: mai come in questa occasione, due corridori della sua squadra possono vincere il campionato del mondo. Stiamo parlando del grande favorito Tadej Pogacar e del nostro Marc Hirschi, il corridore probabilmente più in forma del momento insieme allo sloveno. Per la cronaca: il bernese ha vinto cinque gara recenti: la Clasica de San Sebastian, Plouay, il GP Industria e Artigianato, la Coppa Sabatini e il Memorial Pantani. Il nuovo Cannibale dal canto suo ha dominato il GP di Montreal (la città canadese sarà sede dei Mondiali nel 2026). Si prospetta forse un duello fratricida (si fa per dire?).


Gianetti ci spera, anche se in modo moderato. Del resto, una gara mondiale è sempre imprevedibile.
“Siamo stati abituati nel corso degli anni - ci ha dettoMauro - a gare assai tirate e spesso sorprendenti. Prendo ad esempio il Mondiale di Harrogate del 2019, quando ad imporsi fu l’allora semi-sconosciuto Mads Pedersen. Il circuito di Zurigo si presta a colpi di scena inattesi, in particolar modo se le nazionali che vanno per la maggiore non prenderanno in mano la corsa… Penso soprattutto a Belgio e Olanda, un po' meno l’Italia che non ha un corridore di punta. La Slovenia ha due gemme brillanti come Pogacar e Roglic ma come squadra finisce lì. La Svizzera? Ha i numeri per giocarsela ma soprattutto perché c’è Marc”.


Per Pogacar, numero uno al mondo, questa è anche una grande occasione per eguagliare EddyMerckx e Stephen Roche, unici due ciclisti ad aver vinto in un solo anno Giro d’Italia, Tour de France e campionato del mondo. 
“È vero ma per lo sloveno non è certo un’ossessione. Come non lo era la doppietta Giro-Tour. Tadej è tranquillo, gestisce al meglio la pressione e conosce perfettamente pregi e difetti dei suoi avversari principali, fra i quali ci metto ovviamente a Marc Hirschi, suo compagno nella UAE Emirates. Certo che se dovesse vincere anche il Mondiale Pogacar entrerebbe nella storia”.


Insomma: per lo sloveno l’appetito vien mangiando.
“Sarà una gara assai impegnativa, nella quale la tattica potrebbe essere superata dal coraggio e dalle iniziative dei singoli. Come in fondo piace alla gente del ciclismo. Nelle ultime stagioni abbiamo visto corridori partire all’attacco senza indugi e senza paura. Pogacar dovrà diffidare soprattutto di Evenepoel, Van der Poel e di Hirschi. Roglic? Inizialmente sarà suo alleato poi le dinamiche della corsa ci diranno che ruolo avrà. Sono sicuro che se Primoz dovesse essere in fuga, Tadej farà di tutto per aiutarlo. Non ci saranno dualismi interni. Non è nelle loro corde”.


Pressione e aspettative
Mauro Gianetti, che sente tutti i giorni i suoi pupilli, non ha dubbi:

“Marc è tranquillo, sa di avere delle concrete possibilità di vincere il titolo e gestisce al meglio la pressione. Inutile nasconderci: su di lui ci sono molte aspettative. Corre in casa e il pubblico svizzero ci crede. Eppoi il bernese è reduce da una stagione fantastica e vuole chiuderla al meglio. Non dimentichiamoci mai da dove arriva: dopo un fantastico 2020 ha subito un paio di infortuni seri, dai quali si è ripreso fisicamente ma che ha pagato a livello competitivo. Lui non ha mollato, anche quando in molto lo davano per...disperso. E i risultati si sono visti. Hirschi è tornato ad essere quello di 4 anni fa, il ciclista che insieme a Pogacar, Van Aert, Van der Poel, Evenepoel e Bernal era considerato un fenomeno. La generazione d’oro di un ciclismo nuovo. Più coraggioso e meno legato al tatticismo. Una vera manna per tutti noi”.


Il pronostico di Merckx
Sempre presente alle rassegne iridate, il grande campione belga ha espresso un desiderio: che a vincere questo Mondiale sia il suo connazionale Remco Evenepoel. Ma a livello di pronostici ha spezzato una lancia per il nostro Marc Hirschi: 
“Ha classe da vendere, corre in casa ed è motivatissimo. Lo metto sullo stesso piano di Pogacar e Evenepoel”. E se lo dice colui che di Mondiali Èlite ne ha vinti tre (1967 Heerlen, 1971 Mendrisio, 1974 Montreal), c’è da credergli…

M.A.

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