Secondo la ricostruzione dell'incidente, la svizzera era staccata dal gruppo e pedalava da sola, motivo per cui la sua uscita dal tracciato non è stata vista da nessuno. A rendere il tutto difficile c'era anche l'assenza delle radioline, che al campionato del mondo sono proibite: se ci fossero state probabilmente si sarebbe capito che qualcosa non andava, perché Muriel Furrer avrebbe potuto comunicare con la sua squadra o, in caso di incoscienza, il team avrebbe potuto accorgersi della mancanza di comunicazione e attivarsi per le ricerche.
La nostra ciclista sarebbe insomma rimasta agonizzante per quasi un un'ora e stando alle rivelazioni del Blick.ch gli organizzatori si sono accorti della sua assenza dal percorso solo al passaggio delle concorrenti sul traguardo. In quel momento sono stati attivati i soccorsi, che purtroppo però sono stati tardivi. Una brutta storia, insomma, una vicenda che avrebbe potuto avere conseguenze diverse. Forse la povera Muriel non sarebbe sopravissuta ugualmente o forse oggi sarebbe ancora viva.
Un dubbio, questo, che tormenterà per un pezzo coloro che in questi mesi hanno preparato con cura e dedizione il Mondiale zurighese ma che si sono fatti trovare impreparati di fronte ad una situazione d'emergenza. Ma attribuire la responsabilità solo agli organizzatori è riduttivo: la tecnologia ha creato dei veri e propri bolidi da corsa, visto che ora le biciclette usate dai competitori permettono di raggiungere alte velocità. Con tanto di rischi e pericoli.