Un cittadino kosovaro è stato condannato con sospensione della pena dopo aver vissuto per tre anni in Svizzera con una carta d'identità italiana falsa. Quest'uomo, all'età di 29 anni, aveva ingannato le autorità del Canton Argovia utilizzando una carta d'identità italiana falsa. La sua situazione è stata rivelata da un articolo dell'Aargauer Zeitung (AZ) sul suo processo presso il tribunale distrettuale di Brugg, dove ha dovuto rispondere alle accuse mosse dal pubblico ministero.
L’imputato, che ha trascorso i primi quattro anni della sua vita in Svizzera prima di tornare a vivere in Kosovo o in Italia presso parenti, ha spiegato che un “albanese” gli aveva proposto, in un bar di Milano nel maggio 2017, un passaporto italiano autentico per la somma di 10'000 euro. Questo passaporto, contenente i suoi dati personali, è stato utilizzato come documento originale.
Il venditore ha giustificato il prezzo elevato dell'offerta con la velocità con cui ha ottenuto il documento. Infatti, per ottenere la carta d'identità italiana sono generalmente necessari diversi anni di residenza in Italia. Ha detto alla corte: “Pensavo fosse un documento autentico e il prezzo era ragionevole”.
Il tribunale, tuttavia, ha ritenuto ovvio che il prezzo di 10'000 euro per un passaporto indicasse che qualcosa non andava. Grazie alla sua carta d'identità falsa, l'uomo è riuscito a ottenere un permesso di soggiorno e di lavoro in Argovia, dove ha lavorato per tre anni in diverse aziende. Le autorità non si sono insospettite, anche se i luoghi di nascita riportati sulle diverse carte d'identità non erano gli stessi.
La sua identificazione come truffatore è stata resa possibile unicamente da due segnalazioni anonime.
Il tribunale ha infine condannato quest'uomo a nove mesi di reclusione con sospensione della pena e al pagamento di una multa di 1'000 franchi per falsificazione di documenti, inganno alle autorità, ingresso illegale nel Paese e lavoro non autorizzato. Il giudice ha deciso di infliggere una pena di tre mesi inferiore a quella richiesta dal pubblico ministero e ha rinunciato all'espulsione.