Coloro che lo criticano affermano che commette qualche sbavatura di troppo in fase di impostazione e davanti alla porta. Ovvio che un giocatore come lui necessiti di più tempo: solo dopo la prima pausa della Nazionale (a metà novembre) potremo essere più precisi sul suo reale valore, anche se in questo momento il primo obiettivo dello svedese è quello di lasciarsi alle spalle l’ infortunio patito durante il primo derby stagionale alla Gottardo Arena lo scorso 11 ottobre. Dahlström ha in effetti accusato una lesione muscolare di basso grado del flessore della coscia sinistra e ci vorrà almeno una settimana prima che possa tornare a giocare o quanto meno ad allenarsi. Meglio non affrettare i tempi, comunque, anche perché in questo momento il Lugano ha i difensori contati e deve fare affidamento sul giovane Meile, che a Friborgo non ha fatto male, anzi.
Certo è che i bianconeri si trovano di fronte a problemi di effettivo non di poco conto: con Van Pottelberghe, Dahlström e Thürkauf fuori, coach Gianinazzi ha dovuto rivoluzionare l’assetto della squadra, dando maggior spazio alle cosiddette seconde linee (Meile e Reichle, per esempio).Tornando a Dahlström: non sappiamo ancora se sarà utile o meno alla causa HCL, tuttavia di una cosa siamo abbastanzi sicuri: lo svedese non è il tipo di giocatore che esalta i compagni e la platea per i suoi gesti. Come non lo sono stati altri nel corso degli ultimi anni, da quando cioè un certo Petteri Nummelin ha chiuso la sua avventura luganese. In generale possiamo dire che al Lugano manca un difensore di quel tipo, che ai tifosi piace un sacco. Ne è arrivato uno che vagamente somigliava al finlandese, ossia Tim Heed, ma è durato poco. Ricordiamo che Nummy ha giocato a Lugano a due riprese: dal 2002 al 2006 e dal 2009 al 2013. Dopo di lui non ricordiamo un difensore che abbia fatto la differenza in bianconero.
Questi comunque quelli passati alla Corner Arena dal 2013 ad oggi:
Ilkka Heikkinen: 51 partite, 16 reti e 13 assist.
Molto efficace: difensivamente solido e duro alle balaustre, offensivamente presente grazie ad uno dei tiri più potenti visti a Lugano.
Chris Campoli: 8 partite 4 assist.
Senza arte né parte. Le sue apparizioni non saranno ricordate.
Daniel Sondell: 8 partite 5 assist.
Poco feeling il tecnico Doug Shedden tanto da essere sostituito.
Ryan Wilson: 39 partite 2 reti e 13 assist.
Solido e roccioso, dà stabilità e il Lugano approda in semifinale (dove verrà eliminato dal Berna).
Bobby Sanguinetti: 63 partite 13 reti e 26 assist.
Consigliato da Kimmo Rintanen per le sue doti di leader, si mette in luce per pattinaggio e qualità offensive. Denota invece lacune soprattutto di… spogliatoio: timido e taciturno. Ma il Lugano – anche grazie a lui – arriva in finale contro lo Zurigo, nella quale commette però errori decisivi (vedi gara 4).
Ryan Johnstone: 18 partite 2 reti e 10 assist.
Schierato dall’ultima sfida di regular season, si rivela un innesto azzeccato. Tanta mobilità ed energia, rinforza il reparto difensivo, al fianco di Sanguinetti, con Furrer e Vauclair, ma anche con Wellinger e Riva.
Taylor Chorney: 52 partite 5 reti e 20 assist.
Non si dimostra né leader né continuo ma il suo eccellente pattinaggio ed un abnegazione indiscutibile lo fanno apprezzare. A dire il vero più in squadra che tra i tifosi. L’HCL gli rinnova la fiducia ma l’americano-canadese solo a sprazzi giustifica il rinnovo, anche a causa di guai muscolari.
Atte Ohtamaa: 18 partite 1 rete e 2 assist.
Porta classe e leadership.
Paul Postma: 20 partite 2 reti e 7 assist.
Efficace e concreto nella fase difensiva, dà qualche apprezzato impulso alla manovra.
Tim Heed: 52 partite 14 reti e 20 assist.
Classe da vendere e uno slap potente e preciso. Ma ha parecchie lacune difensive e non piace al DS Domenichelli. Una volta trovato Wellinger come compagno fedele, può giocare più liberamente e sfruttare appieno il suo potenziale. Disputa quindi una più che buona regular season, dove risolve pure alcuni overtime. Poi arrivano i playoff e sparisce (5 partite e 0 punti) anche per mancanza di grinta.
Oliwer Kaski: 20 partite 0 reti e 4 assist.
Votato miglior difensore nella KHL, acquistato per sopperire alla partenza di Loeffel, a Lugano diventa oggetto misterioso. Timido ed insicuro non fa nulla per farsi apprezzare. Finisce poi nel campionato svedese.
Lukas Klok: 26 partite 5 reti e 7 assist.
Roccioso difensore ceko che sfrutta al massimo il fisico, portando impulsi importanti grazie ad una grinta sopra la media. Ma non solo: in controtendenza al suo curriculum, segna pure reti pesanti.
Joey La Leggia: 39 partite 9 reti e 17 assist.
Si capisce presto che ha un buon pattinaggio, una buona tecnica di base ed una buona capacità realizzativa inventiva (viene impiegato anche in attacco). Ma tutto ciò non basta a sopperire (oltre ad un fisico piuttosto minuto) alla mancanza di leadership e di cattiveria sportiva. Club e giocatore a fine stagione decidono perciò di rescindere il contratto in anticipo.
Matt Tennyson: 10 partite 0 punti
Arriva a fine regular season e in pratica soffia il posto a La Leggia, con tanto vigore fisico e tanto rigore difensivo. Ma la sua era solo una presenza a gettone.