MATTINO/UDC - Sul Tram-Treno, l’Udc ticinese ha provato a “attaccarsi al tram” chiedendo di sottoporre il credito cantonale aggiuntivo al referendum finanziario. Un’operazione che, come sottolineato dal Mattino della domenica, si è rivelata un boomerang: “una provocazione gratuita” che non aveva alcuna possibilità di successo parlamentare.
I grandi progetti con valenza regionale, ricorda il settimanale, vengono sì sottoposti al voto popolare in tutto il Cantone, ma affossarli per calcolo elettorale rischia di produrre danni permanenti. Il Tram-Treno è in gestazione da decenni, porta in dote un contributo federale vicino al mezzo miliardo e riguarda direttamente Lugano e il Luganese, che da tempo attendono risposte concrete sulla mobilità.
Secondo il Mattino, se il referendum fosse passato, sarebbe saltato tutto, "i soldi della Confederazione sarebbero finiti ad altri Cantoni”, lasciando il Luganese con un danno politico e infrastrutturale enorme. Una débâcle che avrebbe richiesto spiegazioni agli elettori, senza alcun beneficio reale per il Cantone.
Criticare i costi e la gestione delle opere pubbliche è legittimo, ma “attaccarsi al tram” per colpire politicamente il Dipartimento o il ministro di turno viene definito “assurdo”. Il risultato? Nemmeno i simpatizzanti Udc, a quanto pare, hanno apprezzato una mossa che rischiava solo di far deragliare un’infrastruttura strategica.





