Sport, 15 novembre 2024

Larry Nassar, l’aguzzino che sconvolse gli USA

Fu accusato e in seguito condannato per aver abusato sessualmente di 500 atlete

LUGANO - Il ranch del Texas in cui violentava o abusava le ginnaste americane è stato paragonato ad una delle cliniche naziste del Terzo Raich, nelle quali giovani donne venivano brutalmente seviziate e poi usate per esperimenti allucinanti. Quella sorta di fattoria della morte è impressa ancora oggi nella mente della nazione a stelle e striscie e la memoria di chi vi ha vissuto le ore peggiori della propria vita è sempre viva: alcune di esse sono finite in manicomio, altre si sono tolte la vita. E lui, Larry Nassar, medico della selezione USA di ginnastica artistica, se ne sta chiuso, solo con i suoi pensieri e i suoi fantasmi, in una cella di un carcere statunitense in cui sta scontando oltre 170 anni di prigione. Una vera e propria sentenza di morte per un uomo che non ha mostrato pentimento per i suoi atti e che durante il processo ha mantenuto un atteggiamento sprezzante verso la corte e le sue stesse vittime. Ma le indagini della Polizia americana non si sono fermate a Nassar: anche altri allenatori, fisioterapisti e dirigenti sono stati messi sotto accusa e sono finiti davanti ai giudici. Il quadro che ne è uscito, a non dubitarne, è stato abominevole. In seguito all’apertura di questi dossier, altre ginnaste di altri paesi hanno preso coraggio ed sono uscite allo scoperto denunciando le persone che avevano abusato di loro. Una vergogna mondiale, una macchia indelebile per la ginnastica artistica, che già negli Anni Settanta aveva conosciuto gli orrori del regime rumeno, che costringeva le proprie atlete (una su tutti la grande Nadia Comaneci) a sottomettersi ai voleri e ai piaceri dei satrapi di Ceausescu. 


Una condanna a morte
Come detto, Larry Nassar sta scontando in un carcere USA una pena che un giudice ha definito come una condanna a morte: oltre 170 anni di prigione per aver abusato sessualmente per una decina d’anni di 500 ragazze e ragazzine amanti della ginnastica artistica e smaniose di successo. In palestra, a casa sua, negli uffici e soprattutto in un ranch del Texas, adibito a casa degli orrori, il tutto con la complicità dei coniugi rumeni Martha e Bela Karolyi, gli stessi che aveva formato Nadia Comaneci durante il regime comunista. Fra le vittime di Nassar ci sono state anche atlete di grande livello, fra le quali Aly Raisman, capitano della nazionale americana e portavoce delle vittime del medico-osteopata di Farmington Hills, un villaggio di Michigan alle porte di Detroit. La prima ad accusarlo fu Maggie Nichols: nel 2015 durante uno dei ritiri della nazionale americano al Karolyi Ranch in Texas questa ragazza minuta chiese alla collega e amica Aly Raisman se alcune pratiche di Nassar fossero per così dire normali e autorizzate.Per caso, la sua allenatrice ascoltò la conversazione delle due ragazze e convocò i genitori di Maggie per renderli edotti dell’accaduto. La famiglia avvisò la federazione e il suo presidente Steve Penny disse loro di stare tranquilli e che avrebbe aperto un’indagine. In realtà se ne lavò le mani e, se possibile, fece di peggio: fece sparire le prove che avrebbero potuto incriminare Nassar.


Lo scandalo scoppierà due anni dopo grazie ad un'inchiesta del quotidianoIndianapolis Star, che pubblicherà la testimonianza di oltre 400 ginnaste. A quel punto il medico-osteopata è perduto e nel 2018 finisce davanti ad un tribunale e giudicato colpevole per aver abusato di 500 ragazze. E i coniugi Karolyi? Malgrado le accuse e la condanna di Nassar per un po’ di tempo continuarono ad accogliere le atlete nel loro ranch sino a quando Simone Biles non dichiarò di essere una delle vittime di Nassar e di “stare male all'idea di dover tornare ad allenarsi al ranch”. Ma la storia non finirà lì. Grazie alle indagini su Nassar furono coinvolti altri dirigenti, dottori, fisioterapisti e personaggi di spicco: tutti condannati civilmente e radiati dalla federazione. Lo scandalo ebbe riscontri anche altrove: diverse ginnaste di altre nazioni portarono alla luce squallide storie di abusi subiti dagli allenatori o dallo staff medico: in Gran Bretagna la campionessa olimpica Amy Tinkler e le sorelle Becky ed Elissa Downie denunciarono addirittura la federazione britannica, rea di aver ignorato e nascosto le denunce fatte dalle ginnaste contro i loro allenatori. Ma ci furono casi anche in Germania, in Olanda, in Belgio, in Australia, in Canada e in Grecia.


Nel paese ellenico 24 atleti denunciarono gli abusi decennali subiti dai propri allenatori, definendo i comportamenti di quest’ultimi “ simili alla tortura”. In Italia, le ginnaste Carlotta Ferlito e Sophia Campana) testimoniarono contro i loro tecnici, che le deridevano per il proprio fisico, causando loro disturbi psicologici e alimentari. Quando si dice: al peggio non c’è mai fine!

JACK PRAN

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