LUGANO – A settembre si parlava di un Lugano – anche vista la campagna acquisti – in grado e con la volontà di finire tra le prime 6 al termine della regular season. Si scriveva di un Lugano molto più completo, con due portieri svizzeri di primordine, in grado di poter permettere a Gianinazzi di schierare ben 6 stranieri di movimento. Si decantavano i numeri della terribile prima linea – la famosa Joly-Thurkauf-Carr – e di quanto avrebbero potuto incidere i vari Zohorna, Sekac, Dahlstrom e compagnia varia. Eravamo solo a settembre e tre mesi dopo siamo qui a commentare le gesta di una squadra completamente svuotata di testa, di carattere e di gioco, vittima non solo di una marea di infortuni che hanno minato le proprie certezze, ma anche di una sequenza di errori tecnici e tattici da far rabbrividire. Questa volta però le cose, a differenza del passato, dovrebbero essere diverse: Gianinazzi dovrebbe comunque restare al proprio posto e a pagare dovrebbero essere quei giocatori che “remano contro” la squadra e che hanno reso lo spogliatoio bianconero un luogo sicuramente non sereno.
Sono quattro le sconfitte consecutive incassate dal Lugano, che diventano 7 nelle ultime 10 e ben 11 nelle ultime 15. In questo lasso di tempo i bianconeri sono stati la peggiore o, al massimo, la seconda peggior squadra della Lega! E i numeri preoccupanti non finiscono qui: i sottocenerini fin qui hanno il quart’ultimo attacco del campionato (62 le reti segnate) e la terzultima difesa della Lega (ben 82 le reti incassate!). E ancora: il miglior marcatore della squadra è Luca Fazzini con 11 centri (il Top Scorer è Joly con 23 punti e 9 reti), mentre il tanto decantato Carr è ancora fermo a 4 sigilli stagionali. Gli stessi di Zohorna, mentre Sekac è addirittura a quota 2. Meglio di loro, ad esempio, hanno fatto Arcobello e addirittura Verboon.
La crisi totale del Lugano è certificata non solo dalle prestazioni e dai numeri, ma anche dal suo tifo. Questa volta la Curva Nord ha detto “basta”, anche se la giustificata e pacifica protesta inscenata sabato in occasione della sfida contro il Friborgo non ha portato a risultati. Ma il popolo bianconero ha anche il diritto di farsi sentire, di protestare e di non accettare quello che a Lugano – fatta eccezione per l’anno scorso – è sempre capitato nelle recenti stagioni. Domenichelli ha detto giustamente che la società sta dalla parte dell’head coach, perché è impossibile che negli ultimi 20 anni a Lugano a pagare siano sempre stati solo gli allenatori, messi sulla graticola e poi cacciati per colpa dei propri giocatori che hanno deciso di voltare le spalle al loro condottiero. Ci si dovrebbe però interrogare anche sul perché tali cose capitano quasi sempre solo a Lugano, o per lo meno con una certa frequenza: che il problema arrivi dall’alto visto che ai giocatori viene dato così tanto potere?