Si è aperto presso il Tribunale d’appello di Zurigo il secondo round del processo al "Loverboy" di Winterthur, un caso emblematico di sfruttamento e abusi su una minorenne. Sul banco degli imputati il principale accusato, un 23enne condannato in primo grado a otto anni e nove mesi di reclusione, e altri quattro giovani, tutti di origine straniera.
La dinamica degli abusi
Il 23enne aveva incontrato la vittima, allora dodicenne, alla fine del 2017, instaurando con lei una relazione manipolatoria durata due anni. La giovane, innamorata e vulnerabile, era stata costretta a subire ripetuti stupri di gruppo organizzati dal fidanzato, che la "offriva" ai suoi amici e parenti immigrati. Gli abusi sono stati descritti dal tribunale come "atti ben orchestrati", in cui la vittima non aveva alcun controllo.
Inoltre, la dodicenne era stata spinta a rubare 15.000 franchi alla propria famiglia per soddisfare le richieste economiche dell’imputato, che reagiva con minacce e violenze fisiche in caso di rifiuto.
La difesa degli imputati
Tutti gli accusati, che appartengono a contesti migratori, hanno sostenuto durante il processo che la ragazza fosse consenziente, descrivendola come "esperta" e "volontaria". Una tesi respinta dai giudici di primo grado, che hanno evidenziato come il rapporto fosse caratterizzato da coercizione e sfruttamento emotivo.
Le pene e il ricorso
Oltre al principale imputato, erano stati condannati sei complici. Tre di loro, minorenni all’epoca dei fatti, hanno ricevuto pene sospese. Altri tre, maggiorenni e tutti stranieri, sono stati condannati a pene detentive tra i tre e i sei anni, con due espulsioni dal territorio svizzero.
Cinque degli imputati, incluso il "Loverboy", hanno presentato ricorso in appello. Il processo si svolge a porte chiuse per tutelare la vittima, che sta cercando di lasciarsi alle spalle quanto accaduto, sebbene ancora segnata dagli eventi.
La dinamica degli abusi
Il 23enne aveva incontrato la vittima, allora dodicenne, alla fine del 2017, instaurando con lei una relazione manipolatoria durata due anni. La giovane, innamorata e vulnerabile, era stata costretta a subire ripetuti stupri di gruppo organizzati dal fidanzato, che la "offriva" ai suoi amici e parenti immigrati. Gli abusi sono stati descritti dal tribunale come "atti ben orchestrati", in cui la vittima non aveva alcun controllo.
Inoltre, la dodicenne era stata spinta a rubare 15.000 franchi alla propria famiglia per soddisfare le richieste economiche dell’imputato, che reagiva con minacce e violenze fisiche in caso di rifiuto.
La difesa degli imputati
Tutti gli accusati, che appartengono a contesti migratori, hanno sostenuto durante il processo che la ragazza fosse consenziente, descrivendola come "esperta" e "volontaria". Una tesi respinta dai giudici di primo grado, che hanno evidenziato come il rapporto fosse caratterizzato da coercizione e sfruttamento emotivo.
Le pene e il ricorso
Oltre al principale imputato, erano stati condannati sei complici. Tre di loro, minorenni all’epoca dei fatti, hanno ricevuto pene sospese. Altri tre, maggiorenni e tutti stranieri, sono stati condannati a pene detentive tra i tre e i sei anni, con due espulsioni dal territorio svizzero.
Cinque degli imputati, incluso il "Loverboy", hanno presentato ricorso in appello. Il processo si svolge a porte chiuse per tutelare la vittima, che sta cercando di lasciarsi alle spalle quanto accaduto, sebbene ancora segnata dagli eventi.