CONFINE - La presenza di frontalieri in Ticino continua a crescere, ma con una dinamica diversa dal passato. Se nelle zone più vicine al confine si registra un calo, nei centri più lontani la tendenza è al contrario in costante aumento. Emblematico il caso di Bellinzona, dove è stato toccato un nuovo record: i lavoratori provenienti da oltreconfine sono ormai 3'066, più di cento in più rispetto a un anno fa. Ognuno con la propria auto contribuisce a intasare ulteriormente una rete stradale già congestionata.
Un aumento significativo si registra anche a Sant’Antonino, passato in dodici mesi da 575 a 674 frontalieri, con un balzo del 17%. Segno che l’“effetto sostituzione” non riguarda più soltanto il Mendrisiotto e le zone a ridosso della frontiera, ma si sta diffondendo in maniera massiccia nel resto del territorio cantonale. Persino nelle valli, fatta eccezione per Cerentino, Linescio e Mergoscia, i frontalieri hanno ormai preso piede.
Diversa la situazione in alcuni comuni a ridosso della linea di confine, dove il numero di frontalieri ha registrato un calo. A Bioggio, per esempio, la chiusura di alcune aziende ha provocato la perdita di oltre 350 lavoratori esteri, scesi da 2'304 a 2'050. A Caslano si è passati da 836 a 726 in un solo anno. Anche a Chiasso si rileva una flessione, con una diminuzione da 5'628 a 5'508 unità, così come a Stabio (da 5'383 a 5'222) e a Novazzano (da 1'419 a 1'413).
Questi cali locali, però, non devono illudere. Nel complesso, il numero cantonale dei frontalieri continua ad aumentare e a incidere pesantemente sul mercato del lavoro ticinese. La riduzione nelle zone di frontiera dimostra semmai come il frontalierato non sia più solo un fenomeno confinario, ma un’onda che travolge l’intero territorio cantonale.