Gli stranieri non vengono necessariamente espulsi se hanno commesso crimini gravi in Svizzera, anche se la legge lo prevede. In taluni casi l'espulsione nel Paese di origine non è sempre possibile mentre in altri casi i delinquenti stranieri vengono considerati casi di rigore dai tribunali e vengono risparmiati dall'espulsione. Qualsiasi sia la spiegazione, per buona parte degli svizzeri i criminali stranieri non vengono espulsi a sufficienza. È questo uno dei risultati di un sondaggio condotto dal giornale Beobachter in collaborazione con GfS Bern. Più precisamente, il 47% delle 5'500 persone intervistate da Beobachter con GfS Bern sull'equità in Svizzera ritiene che il trattamento dei criminali stranieri sia ingiusto. Gli anziani ancor più dei giovani, gli uomini più spesso delle donne.
Un'altro risultato del sondaggio è che quasi la stessa percentuale degli intervistati si lamenta dell'aumento dei prezzi. Nonostante il duro lavoro, le famiglie si trovano ad affrontare difficoltà finanziarie. Affitto, assicurazione sanitaria, cibo: tutto diventa più caro, tranne l’aumento dei salari che non tiene il passo.
A essere preoccupati sono soprattutto i giovani: una persona su due ritiene ingiusta l’evoluzione degli stipendi, contro una persona su tre tra gli over 65. “Diventa più difficile coprire i bisogni primari risparmiando. Le persone intervistate hanno paura di un futuro incerto”, spiega la politologa Cloé Jans, interpellato dal Blick. È in questo contesto che, secondo lei, l'accettazione della 13a rendita AVS assume tutto il suo significato.
Nel barometro la questione salariale si presenta sotto molteplici aspetti. Il fatto che il lavoro duro venga pagato sempre meno è considerato particolarmente ingiusto. Questa non è una sorpresa per Cloé Jans. “Il problema è oggettivamente misurabile, molte persone sperimentano la pressione in modo molto diretto”.
Un altro aspetto emerso è che il malcontento verso l'èlite politica è sempre più diffuso. La popolazione ha sempre meno fiducia che lo Stato e l’economia garantiscano un sistema equo. L’affermazione ha un peso ed è condivisa da ampi ambienti: “La politica difende piuttosto gli interessi dell’economia che quelli della gente comune”. Quasi la metà degli intervistati concorda con questa tesi, che si colloca al terzo posto nella lista delle ingiustizie più frequenti, dopo quella sui criminali stranieri e l'inflazione citati prima. Ciò è particolarmente sentito dalle persone anziane e da quelle con redditi più bassi, così come da coloro che appartengono alla sinistra dello spettro politico.
Anche l’economia sta subendo colpi nel barometro. I grandi gruppi assicurerebbero profitti a scapito dell'equità. Con questa affermazione d’accordo più di un terzo delle persone, che occupa il quinto posto nella lista.
La Svizzera è certamente lontana dalla situazione che prevale in Germania o negli Stati Uniti, dove una parte della società si è allontanata da qualsiasi istituzione. "Abbiamo sempre un sistema di consenso", spiega Cloé Jans. Eppure “è innegabile che il divario si sta allargando, anche qui diminuisce la fiducia nel fatto che le élite politiche ed economiche agiscano per il bene della comunità”.
La metà degli intervistati ritiene che il governo e lo Stato abbiano un dovere da adempiere per garantire un sistema equo in Svizzera mentre gli affari e l’economia vengono al secondo posto. La classifica si inverte più o meno quando si tratta di sapere quali attori sono già sufficientemente impegnati per una Svizzera più giusta: lo Stato ottiene solo un risultato medio, l’economia e i partiti restano addirittura indietro. La differenza tra aspettative ed esperienze non potrebbe essere maggiore.
Gli svizzeri ritengono con grande distacco di essere i principali attori che già garantiscono la giustizia: “persone come te e me”. Ma anche qui vi sono differenze tra gli intervistati. La disponibilità a impegnarsi personalmente varia a seconda dell’orientamento politico. Quelli che meno condividono questo pensiero sono gli elettori dell'UDC: “Non considero un mio dovere la promozione della giustizia”, ritiene la maggioranza di questo gruppo.
Alla domanda se lo Stato sociale permette ad alcune persone di non fare niente a spese della comunità, la destra a volte sostiene questa affermazione per più della metà; la sinistra non la condivide quasi per nulla. D’altro canto, è solo a sinistra che si critica il fatto che i grandi gruppi realizzano grandi profitti a scapito dello sviluppo sostenibile.
“Contrariamente a quanto accadeva prima, non esiste più una griglia di lettura comune che orienti le opinioni su determinate questioni”, spiega Jans in riferimento a queste grandi differenze di vedute nella popolazione. In generale, il barometro dell'equità riflette lo stato del mondo nel 2024. “Viviamo in tempi polarizzati, e si vede”.