Venerdì la Corte Suprema degli Stati Uniti ha approvato all'unanimità l'entrata in vigore di una legge che minaccia un imminente divieto del popolarissimo social network TikTok, se la sua società madre si rifiuta di venderlo a un'entità che non sia cinese.
“Non c’è dubbio che, per più di 170 milioni di americani, TikTok offra un’importante modalità di espressione, interazione e appartenenza a una comunità. Ma il Congresso ha stabilito che il suo trasferimento era necessario per rispondere alle sue fondate preoccupazioni di sicurezza nazionale”, hanno affermato i nove giudici della Corte che hanno quindi concluso che la legge impugnata non viola il Primo Emendamento della Costituzione americana che garantisce la libertà di espressione.
Nel bel mezzo di un confronto strategico tra Stati Uniti e Cina, il Congresso americano ha adottato questa legge in aprile con un’ampia maggioranza bipartisan che ha unito sia democratici che repubblicani. La legge ha lo scopo di prevenire i rischi di spionaggio e manipolazione degli utenti di TikTok da parte delle autorità cinesi.
Immediatamente confermata dal presidente Joe Biden, la legge fissa alla società madre del social network, ByteDance, il termine del 19 gennaio per trasferire l'applicazione a un altro proprietario. L’azienda conta sulla simpatia del presidente eletto Donald Trump, che entrerà in carica il 20 gennaio e ha confidato la sua “debolezza” per TikTok. Una delle soluzioni previste nel caso in cui la legge venisse mantenuta sarebbe che ByteDance rivendesse le proprie azioni a investitori non cinesi, possibilità che la società ha tuttavia costantemente rifiutato.