Le multe incassate con i radar sono “una goccia nel mare” del budget del cantone. Rispondono così, in sostanza, il coordinatore della Lega dei Ticinese Daniele Piccaluga e il Consigliere di Stato Norman Gobbi alla mozione UDC in cui si accusa il Consiglio di Stato, e indirettamente lo stesso Gobbi in quanto direttore del Dipartimento delle Istituzioni, di fare “cassetta” con i radar. “Tutte le volte che come Lega abbiamo sollevato il tema abbiamo detto, e ribadiamo ora, che i radar devono essere posti in un’ottica preventiva, a titolo di sensibilizzazione, e non per fare cassetta” commenta Piccaluga, interpellato da ‘la Regione’. Per il coordinatore della Lega gli incassi dei radar vanno considerati tenendo conto del budget totale del Cantone. “per cassetta, intendiamo 20 milioni di franchi su 4 miliardi del budget annuale del Cantone. Tradotto, significa 50 centesimi ogni 100 franchi” spiega Piccaluga.
“Personalmente io sono contrario ai radar, soprattutto quando sono inutili” continua il neocoordinatore della Lega. “A Monteceneri sono responsabile del dicastero Polizia, è sempre mia premura tematizzare la questione in ottica di Preventivi ma anche in ottica di prevenzione: ad esempio, vicini alle scuole i radar hanno perfettamente senso”. Insomma, “la mozione dell’Udc riprende le mie parole dette nelle scorse settimane”, aggiunge Piccaluga. “Ma ricordiamoci che quando usiamo il termine ‘cassetta’, stiamo parlando di una goccia nel mare”. Tuttavia, precisa che sul tema il Movimento di via Monte Boglia continuerà a mantenere alta l'attenzione. “Come Lega continueremo a essere attivi sul tema, a ogni livello. In questo momento però le preoccupazioni principali dei ticinesi sono l’erosione del potere d’acquisto e i costi delle casse malati ormai fuori controllo e che incidono sulle loro finanze. E su questo lavoreremo intensamente nei prossimi mesi”.
Norman Gobbi, a sua volta interpellato da “La Regione”, non sembra essere sorpreso dall'”attacco” dell'UDC: “Primo: l’argomento è ricorrente. Secondo: nel 2014, per esempio, l’Udc Marco Chiesa, allora granconsigliere, inoltrò singolarmente una mozione, mentre una seconda mozione la presentò, sempre quell’anno, con il deputato Fiorenzo Dadò del Ppd”.
Detto altrimenti, quella di voler fare incassi con i radar è un'accusa a cui Gobbi è quasi abituato: “Di minestre riscaldate, insomma, ne ho viste servire tante. Però capisco. Capisco chi vuole cavalcare un tema di facile presa e che permette di raccogliere facilmente voti. Poi però quando leggiamo di incidenti mortali, di bambini investiti da auto guidate a velocità sostenuta, al di sopra del limite consentito in quel tratto di strada, allora ci si pone un sacco di domande…” spiega il direttore del DI. In attesa della risposta del governo, Gobbi spiega alcuni aspetti sull'utilizzo dei radar. “Lo ripeto per l’ennesima volta: il nostro obiettivo come Dipartimento è di avere un sistema di controllo del rispetto dei limiti di velocità non vessatorio, ma che garantisca la sicurezza e di conseguenza la riduzione degli incidenti. Numeri alla mano, ci si sta riuscendo, unitamente ai nuovi criteri concernenti il percorso formativo degli aspiranti conducenti e ai progressivi miglioramenti tecnologici”.
E sull'accusa di voler “fare cassetta” con i radar, il consigliere di Stato ha una spiegazione simile a quella di Piccaluga. “L’importo delle multe che annualmente il Cantone incassa – afferma Gobbi – ammonta a venti milioni di franchi, a fronte di quattro miliardi di spesa pubblica, parliamo pertanto dello 0,5 per cento. Se penso ad esempio ai sussidi che eroghiamo ogni anno per i premi di cassa malati, pari complessivamente a 400 milioni, i citati 20 milioni rappresentano il 5 per cento della somma appena indicata. Non andiamo certo a recuperare questi 400 milioni di franchi con le multe. Come si fa allora a sostenere che con i radar vogliamo fare cassetta? Aggiungo che nel confronto intercantonale il Ticino non è tartassato, non è iper multato: il canton Lucerna, per esempio, incassa il doppio delle multe”. Non è tutto. “I radar – ricorda il direttore del Dipartimento istituzioni – permettono non di rado anche di identificare e arrestare persone autrici di furti e tentati furti che si spostano in auto, il più delle volte rubate, per raggiungere più obiettivi sparsi sul territorio ticinese”.
Un altro aspetto che Gobbi tiene a chiarire è che l’ente pubblico che esegue i controlli radar spesso non è il cantone. “La maggior parte li fanno le polizie comunali, come nelle vicinanze di scuole o di cantieri e questo – spiega il capo del Dipartimento istituzioni – nell’ambito dei compiti di prossimità riconosciuti agli enti locali. Le polcom agiscono su delega del Cantone: il luogo dove piazzare il radar mobile e la durata dei controlli sono però di competenza dei Comuni. Ora, se si vuole uniformare la prassi una soluzione potrebbe essere quella di togliere la delega. E lasciare unicamente al Cantone il compito di svolgere i controlli radar. È un’ipotesi che il Gran Consiglio tuttavia difficilmente accetterà, dato che caldeggia una maggiore autonomia in generale dei Comuni”. Nonostante queste spiegazioni, Gobbi non si fa illusioni sul fatto che la questione dei radar tornerà alla ribalta anche in futuro: “Il tema dei radar non si chiuderà davvero con la mozione dell’Udc e con la successiva articolata risposta che daremo come governo. Scommettiamo?”.