Ginevra, città da decenni centro di diplomazia e sede di numerosi ONG attive a livello internazionale, sta attraversando un periodo difficile. In causa è sopprattuto dei fondi americani destinati agli aiuti umanitari a preoccupare. Molte ONG con sede a Ginevra si trovano in difficoltà, mettendo a rischio centinaia di posti di lavoro e missioni di aiuto umanitario di emergenza.
Con più di 30'000 posti di lavoro e diverse centinaia di organizzazioni internazionali, Ginevra è un pilastro della cooperazione globale. Tuttavia, da dicembre i tagli al bilancio si sono accumulati. Il Parlamento svizzero ha deciso di tagliare 110 milioni di franchi agli aiuti allo sviluppo per finanziare l'esercito.
Poi, a gennaio, è arrivato l'amministrazione Trump ha annunciato il ritiro degli Stati Uniti dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e la sospensione per 90 giorni dei pagamenti alle agenzie di sviluppo americane. Un congelamento che riguarda un bilancio colossale di 40 miliardi di dollari.
Di fronte a questa crisi, il canton Ginevra ha cercato di agire con un credito di aiuto per evitare licenziamenti massicci. Ma l’iniziativa non ha ottenuto la maggioranza richiesta dei due terzi in Parlamento, ritardandone l’immediata attuazione. Inoltre, l'Unione Democratica di Centro (UDC) minaccia di indire un referendum, ciò che potrebbe prolungare l'attesa fino a ottobre. Nel frattempo, la Confederazione resta sullo sfondo, lasciando Ginevra da sola ad affrontare le conseguenze di questa crisi internazionale.
In una lettera aperta indirizzata al ministro degli Esteri Ignazio Cassis, diverse organizzazioni ecclesiastiche chiedono al governo: “Vi chiediamo di difendere con fermezza, a nome della Svizzera, la cooperazione allo sviluppo affinché non venga ulteriormente svuotata della sua sostanza”. Secondo loro la Svizzera deve svolgere un ruolo chiave in questa questione mondiale.
Esiste consenso sull’importanza strategica della Ginevra internazionale, ma il suo finanziamento è sotto pressione. La consigliera nazionale dei Verdi Christine Badertscher ricorda che “molti in Parlamento sostengono il multilateralismo, ma mantenere la Ginevra internazionale ha un costo”.
Tra le voci critiche, il politico dell’UDC Roland Rino Büchel riconosce l’importanza dell’aiuto umanitario e il ruolo di Ginevra, ma ritiene che “Berna non dovrebbe precipitarsi nella breccia”. Secondo lui lo Stato non dovrebbe intervenire né a livello nazionale né a livello cantonale. Ritiene addirittura che la situazione attuale costringa Ginevra a “essere più efficiente e a spendere meno inutili”, un cambiamento che accoglie con favore.
Nonostante i problemi, un sostegno rapido da parte della Confederazione sembra improbabile. Interpellato dalla consigliera nazionale dei Verdi Sibel Arslan, il Consiglio federale ammette che la situazione a Ginevra costituisce una sfida, ma non prevede misure concrete a breve termine. Si tratta piuttosto di un “messaggio sulle misure volte a rafforzare il ruolo della Svizzera come Stato ospitante”, che sarà presentato solo nella sessione estiva. Per il momento, il futuro della Ginevra internazionale resta quindi nel limbo.