Le aziende svizzere che in futuro vorranno lavorare con l'ambasciata americana non potranno praticare il cosidetto “wokismo”. Nei giorni scorsi l’ambasciata americana a Berna ha infatti deciso di applicare ai propri fornitori un decreto, firmato da Trump all’inizio del suo mandato, che vieta loro di utilizzare politiche di diversità, uguaglianza e inclusione. Sono stati inviati moduli a diversi partner svizzeri dell'ambasciata, chiedendo loro di certificare che soddisfano questi requisiti, ha rivelato giovedì il Tages-Anzeiger.
L'ETH di Zurigo, ad esempio, ha confermato di aver ricevuto questo questionario nell'ambito di "un progetto per il quale abbiamo ricevuto fondi federali statunitensi". Altre aziende del Paese, di cui non sappiamo se siano state contattate, sembrano già essersi adeguate. Secondo il quotidiano svizzerotedesco, UBS, Roche e Novartis stanno infatti eliminando con discrezione dalle loro pubblicazioni ufficiali i riferimenti agli obiettivi di diversità o di uguaglianza.
L'ambasciata americana, interpellata, non ha voluto rivelare quante aziende svizzere sono state o saranno contattate. Non ha inoltre spiegato se e come verificherà che i suoi soci mantengano la parola data, né indicato le possibili sanzioni a cui sarebbero esposte le aziende che non rispettano il decreto. Tuttavia, ha ricordato che “le società straniere non sono soggette alle leggi americane contro la discriminazione a meno che non siano controllate da un datore di lavoro americano e non impieghino cittadini americani”. Tuttavia, alcuni fornitori dell'ambasciata, pur non essendo interessati, potrebbero cedere alle pressioni per evitare di perdere il contratto.