In un’epoca segnata da incertezze globali, nuove forme di conflitto e una crescente vulnerabilità, la sicurezza — intesa come tutela delle fondamenta vitali della società — è diventata una priorità imprescindibile per gli Stati.
	 
“Non si tratta solo di prevenire incidenti o di proteggere specifiche categorie di persone”, spiega Norman Gobbi, “ma di garantire la stabilità delle istituzioni democratiche, l’integrità del territorio nazionale, la coesione sociale e la salvaguardia dei cittadini da minacce sempre più complesse”.
	 
Gobbi sottolinea anche un aspetto spesso trascurato: “Tutto questo ha un costo, e comprenderne l’entità e la natura è fondamentale per valutare con lucidità quanto siamo disposti a investire per sentirci — e soprattutto essere — al sicuro”.
	 
La spesa pubblica destinata alla sicurezza copre ambiti estremamente eterogenei: forze di polizia, esercito, servizi di intelligence, magistratura, sistema carcerario, protezione civile, guardie di confine e cybersicurezza.
	 
“Si tratta di un apparato articolato e interconnesso, spesso invisibile, ma inevitabilmente oneroso. Richiede personale altamente qualificato, tecnologie all’avanguardia, infrastrutture logistiche, capacità operative e un aggiornamento continuo. A questi si aggiungono i costi indiretti legati alla prevenzione della criminalità, alla gestione delle emergenze, al contrasto del terrorismo e della disinformazione”, prosegue il Consigliere di Stato.
	 
						 
							
						
                
						
                
				
                
                                
            
            
			
            
            “Non si tratta solo di prevenire incidenti o di proteggere specifiche categorie di persone”, spiega Norman Gobbi, “ma di garantire la stabilità delle istituzioni democratiche, l’integrità del territorio nazionale, la coesione sociale e la salvaguardia dei cittadini da minacce sempre più complesse”.
Gobbi sottolinea anche un aspetto spesso trascurato: “Tutto questo ha un costo, e comprenderne l’entità e la natura è fondamentale per valutare con lucidità quanto siamo disposti a investire per sentirci — e soprattutto essere — al sicuro”.
La spesa pubblica destinata alla sicurezza copre ambiti estremamente eterogenei: forze di polizia, esercito, servizi di intelligence, magistratura, sistema carcerario, protezione civile, guardie di confine e cybersicurezza.
“Si tratta di un apparato articolato e interconnesso, spesso invisibile, ma inevitabilmente oneroso. Richiede personale altamente qualificato, tecnologie all’avanguardia, infrastrutture logistiche, capacità operative e un aggiornamento continuo. A questi si aggiungono i costi indiretti legati alla prevenzione della criminalità, alla gestione delle emergenze, al contrasto del terrorismo e della disinformazione”, prosegue il Consigliere di Stato.
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	Anche in Svizzera, come nel resto d’Europa, la spesa per la sicurezza è in costante aumento. “ Non si tratta solo di fronteggiare nuove minacce”, osserva Gobbi, “ ma anche di adattarsi a un contesto in cui la linea di confine tra sicurezza interna ed esterna è sempre più sfumata. Le crisi migratorie, la guerra in Ucraina, gli attacchi informatici e la criminalità organizzata transnazionale dimostrano come i pericoli possano oltrepassare le frontiere in modo rapido e imprevedibile”.
	 
In un simile scenario, aggiunge, nessun Cantone né Stato può permettersi di operare in isolamento. “La sicurezza moderna deve essere integrata, multilivello e fondata sulla cooperazione. Ma questo comporta un inevitabile aumento della complessità organizzativa, dei processi decisionali e, di conseguenza, dei costi”.
	 
In conclusione, la sicurezza — intesa come protezione delle basi esistenziali della società — non è una voce di bilancio opzionale, bensì un investimento strategico.“ Detto ciò”, avverte Gobbi, “non possiamo immaginare un investimento illimitato o sottratto a una valutazione critica. La vera sfida è trovare il giusto equilibrio: garantire protezione senza eccedere nella sorveglianza, tutelare l’interesse collettivo senza comprimere i diritti individuali, impiegare le risorse in modo oculato senza cadere nella logica dell’emergenza permanente. Solo così potremo costruire un sistema di sicurezza solido, sostenibile e realmente democratico”.
	
*Dal MDD
In un simile scenario, aggiunge, nessun Cantone né Stato può permettersi di operare in isolamento. “La sicurezza moderna deve essere integrata, multilivello e fondata sulla cooperazione. Ma questo comporta un inevitabile aumento della complessità organizzativa, dei processi decisionali e, di conseguenza, dei costi”.
In conclusione, la sicurezza — intesa come protezione delle basi esistenziali della società — non è una voce di bilancio opzionale, bensì un investimento strategico.“ Detto ciò”, avverte Gobbi, “non possiamo immaginare un investimento illimitato o sottratto a una valutazione critica. La vera sfida è trovare il giusto equilibrio: garantire protezione senza eccedere nella sorveglianza, tutelare l’interesse collettivo senza comprimere i diritti individuali, impiegare le risorse in modo oculato senza cadere nella logica dell’emergenza permanente. Solo così potremo costruire un sistema di sicurezza solido, sostenibile e realmente democratico”.
*Dal MDD
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