POLONIA - Negli ultimi giorni centinaia di cittadini polacchi si sono organizzati in gruppi spontanei lungo il confine con la Germania per impedire il ritorno forzato di migranti irregolari. Queste "pattuglie civiche", battezzate da alcuni come Ruch Obrony Granic (Movimento per la Difesa delle Frontiere), si pongono come scudo umano contro le operazioni delle autorità tedesche, accusate di voler rispedire in Polonia decine di migranti, in particolare afgani.
Video girati sui social mostrano questi volontari posizionati vicino ai valichi di confine, indossare giubbotti catarifrangenti e invitare i migranti a non rientrare in Polonia. Alcuni episodi hanno attirato l’attenzione internazionale, come il caso di un giovane afgano fatto tornare in Germania dopo un tentativo di respingimento notturno.
Il governo polacco, guidato da Donald Tusk, ha reagito annunciando il ripristino dei controlli temporanei in 52 punti lungo il confine tedesco e in 13 con la Lituania. Sono stati dispiegati oltre 1'500 agenti tra poliziotti, gendarmi e soldati territoriali. Il Ministro dell’Interno ha però preso le distanze dai volontari, affermando che “solo le autorità statali hanno il diritto di controllare i confini” e ammonendo che simili iniziative possono configurare reati, tra cui usurpazione di pubblica funzione.
Nonostante l’avvertimento, i gruppi civici hanno ricevuto il sostegno di alcune forze dell’opposizione e del neo-presidente eletto Karol Nawrocki, che ha parlato di “difesa del territorio e dell’identità”. Sullo sfondo resta la tensione tra Varsavia e Berlino, con quest’ultima accusata di forzare le regole di Schengen tramite i respingimenti, mentre Bruxelles osserva con preoccupazione la piega presa dagli eventi.