DANIMARCA - Nel centro di detenzione di Ellebæk, in Danimarca, richiedenti asilo – in particolare coloro che hanno ricevuto un diniego o rifiutano di collaborare con le autorità per l’espulsione – vengono impiegati in attività lavorative che, secondo un’inchiesta di L’Espresso, appaiono spesso coercitive più che volontarie.
Secondo quanto emerso, i detenuti sono impiegati per riassemblare e riconfezionare prodotti di aziende multinazionali e locali, lavoro organizzato dai servizi giudiziari danesi. Sebbene retribuiti a un tasso orario molto basso, molti accettano per non essere isolati e per mantenere un contatto con l’esterno.
Secondo Amnesty International, le condizioni possono aggravare il trauma di persone già vulnerabili, come rifugiati vittime di torture. Il rapporto evidenzia inoltre che il lavoro svolto, anche se presentato come volontario, può essere percepito come una forma di lavoro forzato, vista la scarsa informazione sui diritti dei detenuti.