Mentre l’Europa stringe le maglie delle proprie politiche migratorie, la Svizzera si muove in direzione opposta. Emblematico è il recente caso delle espulsioni verso l’Afghanistan: annunciate ma rese inefficaci da vincoli burocratici e dall’assenza di collaborazione da parte del governo di Kabul. Eppure, proprio a questo stesso regime la Svizzera ha ripreso a versare 27 milioni di franchi all’anno in aiuti allo sviluppo. Un paradosso.
Il Consiglio nazionale, martedì 10 giugno, ha confermato questa tendenza bocciando una serie di mozioni volte a introdurre maggiore severità. Una su tutte, quella che proponeva l’esternalizzazione delle procedure d’asilo secondo il cosiddetto “modello Ruanda”: i richiedenti asilo non verrebbero più accolti in Svizzera, ma trasferiti in un Paese terzo al di fuori dall’Europa durante l’esame della loro domanda. Un modello da tempo oggetto di approfondimenti in Paesi come il Regno Unito (che, con il precedente governo conservatore, sembrava ad un passo dall’applicarlo), la Danimarca e l’Italia, e che l’UE ha recentemente iniziato a considerare nel nuovo Patto su migrazione e asilo. Eppure, a Berna si è preferito dire di no.
La proposta è stata respinta con 102 voti contrari contro 88 favorevoli, nonostante un parziale appoggio da parte del PLR. Netta invece l’opposizione del Centro, che si conferma ancora una volta allineato alla sinistra.
Non è andata meglio ad una mozione che chiedeva l’internamento in strutture chiuse per i richiedenti asilo autori di reati. Anche qui, il Parlamento ha detto no (101 contrari contro 86 favorevoli), ignorando le legittime preoccupazioni sulla sicurezza pubblica. Analogamente è stata respinta – con un voto schiacciante – anche la proposta di escludere la “pressione psichica insopportabile” come criterio automatico per la concessione dell’asilo, pur essendo evidente il rischio di abusi interpretativi da parte dei tribunali.
Altrettanto sconcertante la bocciatura della mozione che chiedeva l’espulsione sistematica, senza eccezioni, dei terroristi islamici condannati. Una decisione che lascia attoniti, specie considerando il pericolo di recidiva.
Il quadro che emerge è sconcertante. Nel frattempo, la popolazione continua ad assistere al deteriorarsi della credibilità del sistema d’asilo svizzero e all’aumento del senso di insicurezza.
Lorenzo Quadri
Consigliere nazionale
Lega dei Ticinesi