MILANO - “Non si parli di disgrazia, è stato un omicidio. Siamo dentro a un incubo”. Sono le parole dure di Filippo, figlio della 71enne travolta e uccisa a Milano da un’auto pirata rubata, con a bordo quattro minorenni rom tra gli 11 e i 13 anni. I ragazzini, fermati dalla polizia locale, sono stati riaffidati alle rispettive famiglie. “Non c’è stata prevenzione – accusa Filippo –. Ragazzini allo sbando arrivano a questo. Ho letto le dichiarazioni dei politici, ma non servono slogan elettorali: bisogna agire per la sicurezza dei cittadini”.
La vicenda riaccende i riflettori sul tema dei campi rom e della loro chiusura. L’episodio è avvenuto in via Saponaro, nella zona del Gratosoglio, già al centro di segnalazioni per degrado e criminalità. “Non è un discorso di nazionalità – precisa il figlio della vittima –. Qui parliamo della sicurezza di tutti. Non poter fare due passi sul marciapiede senza rischiare di perdere chi si ama è inaccettabile”.
La madre di uno degli 11enni coinvolti, intervistata, ha minimizzato la consapevolezza dei figli: “Sono bambini, non capiscono cosa hanno fatto. L’auto? L’hanno trovata abbandonata con le chiavi dentro, o l’avranno rubata…”. Parole che hanno suscitato ulteriore indignazione, mentre cresce la pressione politica per adottare misure drastiche e chiudere i campi nomadi.
Per ora, i quattro minori sono tornati nelle loro abitazioni. Ma la domanda che serpeggia tra cittadini e familiari della vittima è la stessa: quanto tempo passerà prima che si verifichi un’altra tragedia?
Tag: