SVEZIA - La vicepremier svedese Ebba Busch ha scatenato un acceso dibattito politico e mediatico con le sue recenti dichiarazioni sull’islam e sull’integrazione. Intervistata dai principali media nazionali, tra cui Dagens Nyheter e SVT, Busch ha affermato che “l’islam deve essere praticato in modo compatibile con la legge e i valori svedesi. Chi non è disposto ad adattarsi non è il benvenuto nel Paese e non dovrebbe ottenere asilo”.
Le parole hanno immediatamente sollevato critiche da parte di opposizione e associazioni musulmane, che hanno accusato la leader dei Cristiano-democratici di alimentare divisioni. Busch ha replicato con fermezza, ribadendo che “la Svezia non deve tollerare fenomeni come cultura dell’onore, clan familiari o applicazioni della sharia, che non hanno posto in una democrazia europea”.
Secondo la vicepremier, l’Unione europea dovrebbe persino finanziare programmi di ritorno volontario per i migranti musulmani che non accettano di conformarsi ai valori comuni. Una proposta che ha fatto discutere Bruxelles e che si inserisce nella campagna politica in vista delle elezioni europee.
Il dibattito resta acceso: da una parte chi considera Busch coraggiosa per aver posto il tema dell’integrazione senza tabù, dall’altra chi denuncia il rischio di stigmatizzare l’intera comunità musulmana. Di certo, il suo intervento segna un ulteriore passo nel confronto europeo sul rapporto fra immigrazione, islam e valori occidentali.