AMBRÌ – In casa Ambrì è scoppiata la bomba. Che il duo Cereda-Duca non sarebbe rimasto sotto le volte della Gottardo Arena ancora a lungo, lo si sapeva. Che Cereda e Duca avrebbero lasciato il timone a fine anno, era una cosa ormai risaputa. Che la bomba sarebbe scoppiata a ottobre, con l’allenatore e il direttore sportivo a fare le valigie, dopo che la società aveva tagliato loro le gambe parlando già con un possibile successore (Dubé) e con alcuni giocatori, era difficile da immaginarselo. Eppure è ciò che è successo.
Nella conferenza stampa di ieri, a picchiare di più i pugni sul tavolo è stato l’ex capitano Paolo Duca che è stato chiaro: “Non ce ne andiamo noi. Siete stati voi (dirigenza e presidente Lombardi, special modo, ndr) a esautorarci”. Più chiaro di così l’ormai ex ds dell’Ambrì non poteva essere: quell’incontro che doveva restare segreto con Christian Dubé, e che invece è stato spifferato da “watson.ch”, e quelle chiacchierate con alcuni giocatori chiavi dello spogliatoio biancoblù, hanno fatto male, malissimo, tanto da rompere quel legame che da 8 anni abbondanti legavano l’Ambrì al duo Duca-Cereda.
Un duo che stava già cercando di preparare la strada verso un cambio di rotta a fine stagione ma, che più che guardare troppo in avanti, era chiamato ad affrontare i veri problemi del presente, con un Ambrì in chiara e profonda crisi, che neanche la vittoria del derby è riuscita a intaccare e migliorare. Il presidente Lombardi, sbagliando in maniera importante, ha pensato bene di muoversi alle spalle dello staff tecnico, ma è stato colto con le mani nella marmellata, tanto da rimettere anche il suo mandato: insomma, di male in peggio.
Ora, in attesa del nuovo allenatore, starà alla squadra riuscire a reagire “da sola” di fronte a uno scossone talmente forte da far tremare le mura della Gottardo Arena, tanto quanto le parole dette ieri da Duca in conferenza stampa che hanno annichilito e zittito anche il presidente Lombardi che non ha potuto far altro che far mea culpa e accettare senza colpo ferire l’addio di Luca Cereda e di Paolo Duca che, a conti fatti, nonostante annate turbolente e povere di risultati, lasciano Ambrì col ricorso di una Spengler vinta.