Importanti vertici oggi in Germania dove si riuniscono da una parte gli alleati di governo CDU e CSU, alle prese con una violenta lotta intestina sul tema dei migranti, e dall'altra vi è il congresso del partito di opposizione Alternative für Deutschland (Afd).
E nemmeno ventiquattr'ore dopo aver salvato, in corner e solo apparentemente, il Consiglio europeo sull'immigrazione dal rischio flop, Angela Merkel torna sulla graticola, costretta a dover fronteggiare ancora il rischio caduta del suo esecutivo.
L'incubo si materializza di nuovo in queste ore convulse per l'Unione europea e per i destini della Cancelliera, che oggi potrebbero essere rimessi in discussione nel vertice tra due dei tre principali alleati di governo, la Cdu e la Csu, al potere nella Grosse Koalition con i socialdemocratici.
Reduce dalla durissima trattativa di Bruxelles, dopo aver evitato che il veto italiano sulle conclusioni del vertice portasse all'implosione della Ue, con una tempistica a orologeria la cancelliera ha tentato di servire all'ala destra del governo, l'Unione cristiano-sociale (Csu), ulteriori garanzie per evitare l'ingresso di nuovi migranti in Germania. In una lettera di otto pagine destinata anche ai vertici cristiano-democratici e all'Spd riferisce di aver concluso accordi bilaterali per il respingimento dei migranti che intendono entrare in territorio tedesco. I 14 Paesi, tra cui grande parte del gruppo Visegrad (Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca, con la sola eccezione della Slovacchia), Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Lituania, Lettonia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo e Svezia avrebbero garantito la presa in carico dei migranti che, dopo richiesta di asilo nei loro Paesi, hanno cercato di entrare in Germania. Peccato che Repubblica ceca e Ungheria smentiscano. «La solita bufala politica» dice il premier ungherese Orban. «Un'assurdità», gli fa eco il ceco Babis. E Berlino accetta «con disappunto» la replica, nonostante Praga «avesse espresso disponibilità». Le garanzie, insomma, non sembrano solide e fra i 14 in lista non c'è l'Italia che è Paese di primo arrivo.
Eppure il tempo stringe. L'ultimatum del ministro dell'Interno e rivale intestino Horst Seehofer (Csu) scadeva nel week end: soluzione europea al problema immigrazione oppure via ai respingimenti alla frontiera, cioè la fine del Trattato di Schengen e della libera circolazione delle persone. Così, dopo aver strappato a Bruxelles due intese bilaterali dello stesso genere sull'immigrazione secondaria con Spagna e Grecia, la cancelliera ha provato a sfoderare il suo asso nella manica. L'intenzione spiega nel documento è mandare i richiedenti asilo che si presentano al confine con la Germania, dopo essersi registrati in altri Paesi, in «centri di ancoraggio» sulla frontiera, dove le domande di accoglienza verrebbero trattate e dove finirebbero anche coloro la cui richiesta è già stata respinta. Sul piatto, Merkel mette anche un'intesa con la Bulgaria, assumendosi l'impegno di inviare agenti di polizia a rafforzare i controlli sui confini esterni della Ue entro fine agosto. Infine il rafforzamento dell'agenzia europea di confine Frontex in Grecia, alla frontiera con Macedonia e Albania.Basterà a placare le spinte interne della Csu, che trema in vista del voto di ottobre in Baviera, dove è incalzata sulla sua destra da Afd, partito da sempre critico sulla politica migratoria della Merkel? Non è affatto detto.
Il presidente dell'AfD, Joachim Meuthel, nel frattempo, dal congresso nazionale a Augsburg ha paragonato gli altri partiti tedeschi al regime della DDR definendoli “simulazione di democrazia”. Per Meuthel I problemi della società oggi sono dovuti al multiculturalismo, “l'ideologia fallita del 21esimo secolo” e ha definito la politica migratoria di Juncker, Macron e Merkel “l'inquietante suicidio dell'Europa”. Ha auspicato che l'Europa rinasca dalle ceneri del multiculturalismo sulle orme di quanto stanno facendo Austria, Italia e Ungheria, paesi che hanno fatto della lotta all'immigrazione un loro cavallo di battaglia.
(Fonti: ilgiornale.it, deutschlandfunk.de)