Sport, 23 settembre 2018

Lugano dai mille volti: un weekend da montagne russe

Brillanti e belli da vedere venerdì contro il Davos, i ragazzi di Ireland hanno mostrato lacune difensive enormi nella trasferta di Zugo

LUGANO – Da bello ed emozionante venerdì a difensivamente ballerino e perdente 24 ore più tardi: il Lugano nell’arco del weekend ha mostrato tutti i suoi volti, sia quelli negativi che quelli positivi.

Sì perché se l’esordio stagionale contro il Davos (i grigionesi a dir la verità non sono apparsi proprio uno squadrone da temere) aveva sbalordito tutti e se nei corridoi delle Cornèr Arena una delle frasi più usate venerdì era “questa partita doveva essere sul 5-0 dopo 30’”… sabato alla BossarArena il tabellone diceva 2-2 dopo 12’ e 5-5 dopo 40’.

Sicuramente sia Ireland che Dan Tangnes si saranno messi le mani nei capelli perché se i tifosi sugli spalti si sono divertiti nel vedere così tante marcature, gli head coach – più dediti alla tattica e alle marcature che allo spettacolo in sé per sé – non avranno sicuramente preso bene le tante mancanze mostrate in pista da entrambe le formazioni. Chiaro… il tecnico dei Tori alla fine ha potuto almeno gioire per la
vittoria, mentre quello luganese ha dovuto ingoiare anche il boccone amaro della prima sconfitta stagionale.

Ma poco male: in questo momento della stagione le sconfitte sono pressoché indolori e, anzi, possono anche fare bene. Sì perché dagli errori si impara e la sfida della BossardArena ne ha mostrati molti: i bianconeri non sono mai riusciti a prendere possesso della zona neutra e di conseguenza si sono offerti alle ripartenze dei temibili Martschini e compagni… esattamente ciò che Walker venerdì sera aveva individuato come il rischio maggiore in vista della trasferta zughese.

Chiaramente anche il Lugano non è stato da meno, visto che anche i ragazzi di Tangnes non hanno brillato in fase difensiva: in ogni caso i bianconeri possono contare su alcuni dati positivi su cui ripartire, come lo stato fisico di Lajunen, la vena realizzativa e di sacrificio di Walker, l’imprescindibilità di Hofmann (con la speranza che il rinnovo arrivi subito), le buone prestazioni di Chorney e quella voglia di gettarsi su ogni singolo disco mostrata venerdì.

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