Mondo, 05 febbraio 2019

UFO, test militari o fenomeno meteorologico? La Russia riapre le indagini su uno dei più inquietanti misteri della sua storia recente

Il mistero del passo Dyatlov è probabilmente uno dei misteri più strani e inquietanti della storia recente della Russia, tanto più che a 60 anni rimane ancora completamente irrisolto. Correva l'anno 1959, un gruppo di 10 studenti russi, tra i 21 e i 38 anni di età, composto da otto uomini e due donne organizzano un'escursione sui monti Urali. Il loro viaggio comincia il 27 gennaio, il percorso è estremamente impegnativo ma ognuno di loro ha una buona esperienza di alpinismo. Il giorno dopo la loro partenza uno di loro si ammala, e dovrà lasciare la comitiva. Per lui questa malattia improvvisa sarà la sua salvezza.



Gli altri invece continueranno verso la loro meta, solo per incontrare una sorte terribile quanto inspiegabile. Come detto, il percorso è proibitivo, in particolare nel rigido inverno russo di gennaio.

Ma quei giovani escursionisti, esperti e ben attrezzati, sono sicuri di arrivare a destinazione entro la metà del mese seguente. Il più anziano del gruppo è Semyon Zolotarev, 38 anni, appassionato scalatore e guida. Tutti gli altri sono studenti e neolaureati del Politecnico degli Urali, poco più che ventenni. A guidarli è Igor Dyatlov. Il primo febbraio si muovono in direzione del Kholat Syakhl- la “montagna morta”, in dialetto locale. Ma a causa del maltempo sbagliano percorso e si accampano alle pendici del monte, vicini a quel passo che prenderà poi il nome del giovane Igor, in memoria sua e dei suoi compagni.



I giorni passano, senza alcuna notizia dei giovani escursionisti. Finchè arriva il 12 febbraio, giorno in cui Dyatlov aveva promesso che avrebbe inviato un messaggio per segnalare di essere giunti alla meta sani e salvi. Ma nessun telegramma verrà inviato. I parenti si preoccupano e insistono che vengano mandati dei soccorsi per cercare i ragazzi. Passerranno ancora 8 giorni finchè le autorità mandino una spedizione per cercare i giovani dispersi. Dopo quasi una settimana di ricerche, il 26 febbraio, i soccorritori trovano la tenda in cui i ragazzi hanno accampato l'ultima volta la sera del primo febbraio: non c'è nessuno, ma dentro ci sono tutti gli oggetti che i giovani hanno preso con sè, abiti, viveri e suppellettili di ogni genere. E soprattutto, dentro ci sono ancora le loro calzature, il che significa i nove occupanti hanno lasciato la tenda scalzi, in mezzo alla neve del freddo siderale dell'inverno russo.

Ma, ancora più inquietante, la tenda presenta un taglio dall'interno. Diventa presto chiaro che i giovani escursionisti hanno lasciato la tenda in tutta fretta, senza calzature e a malapena vestiti. Eppure il gruppo era composto da escursionisti esperti e sapevano che lasciare la tenda senza abiti avrebbe significato una morte per assideramento poco tempo dopo. Che cosa li ha spinti a lasciare la loro tenda per correre verso una morte praticamente certa?



Ci vorranno diverse settimane per trovare i corpi dei ragazzi e capire almeno la causa della loro morte. A circa un chilometro e mezzo vengono trovati i primi due corpi, rannicchiati vicino a un falò ormai spento e sotto un albero con le mani bruciate. L'albero ha i rami più bassi spezzati come se qualcuno avesse cercato di arrampicarsi per trovare rifugio, o un punto di osservazione. Altri tre corpi vengono trovati tra il falò e la tenda, a centinaia di metri l'uno dall'altro, in una posizione che indica stessero cercando di tornare verso la tenda. Stranamente,
due di questi cadaveri non sono in una posizione che indica fossero morti di freddo. Uno viene ritrovato a testa in giù mentre l'altro viene trovato sulla schiena, con le mani puntate verso l'alto come se stesse cercando di difendersi da qualcosa. Su quest'ultimo, l'autopsia rivelerà una frattura sulla testa. Il terzo corpo invece, quello più vicino alla tenda, viene invece ritrovato in posizione fetale come spesso succede in casi di ipotermia.

In ogni caso tutti e cinque, rivelerà l'autopsia, sono morti di freddo. A complicare, di molto, le indagini sarà il ritrovamento, settimane più tardi a disgelo avvenuto, degli altri quattro escursionisti mancanti. Li trovano in un dirupo e sono coperti da vari strati di indumenti: probabilmente hanno tolto gli abiti ai compagni morti per scaldarsi, ma non è bastato a salvare loro la vita. Su quei corpi viene effettuata l’autopsia per chiarire le cause della morte. I primi cinque sono deceduti per ipotermia. Ma i cadaveri trovati in primavera rimescolano le carte: tre presentano traumi cranici e toracici molto gravi, simili a quelli provocati da un incidente stradale.

Eppure non ci sono segni esterni, nè lesioni, nè ferite superficiali. Tranne che su uno di questi: le mancano la lingua, gli occhi e parte della mascella. Per i medici, probabile effetto della decomposizione: è rimasta a faccia in giù in un rivolo di acqua corrente. Ma non riescono a capire cosa li abbia uccisi. Tanto che sul referto- rimasto a lungo segreto nella Russia sovietica - viene indicata una generica “irresistibile forza naturale”.

Altri fattori rendono il mistero ancora più fitto: gli indumenti trovati su uno dei corpi presenta livelli altissimi di radiazioni mentre al funerale delle vittime, un testimone rivela che i corpi erano scurissimi come se fossero estremamente abbronzati.

Come detto, cosa è successo esattamente non è mai stato chiarito, almeno ufficialmente. La vicenda rimarrà sepolta dietro la cortina di ferro e dimenticata per diversi decenni fino agli '90, quando l'Unione sovietica cade e gli atti ufficiali, alcuni dei quali mancanti, vengono rivelati al pubblico. Presto ricercatori esperti e meno esperti cercano di spiegare l'accaduto e un'infinità di teorie vengono fatte su cosa possa avere causato la morte dei nove escursionisti.

L'indagine ufficiale delle autorità russe non è mai stata riaperta – fino a oggi. Come riporta il sito russiatoday.com, il procuratore generale russo Aleksandr Kurennoy ha annunciato venerdì di aver riaperto le indagini. "I parenti delle vittime, i media e la popolazione vogliono sapere cosa è successo" ha dichiarato. Il mistero sarà presto, finalmente, svelato?

La stranissima e inquietante vicenda, come detto, ha dato luogo a un'infinità di teorie e spiegazioni, molti delle quali disponibili su Internet, in particolare su Youtube, disponibili sia in inglese che in italiano. In questo breve video viene spiegato il posizionamento dei corpi e la distanza l'uno dall'altro e dalla tenda (attenzione: vengono mostrate le foto dei cadaveri come sono stati ritrovati). E come spesso succede in questi casi Hollywood ci ha messo lo zampino, con un film intitolato "Il passo del diavolo" in cui si racconta la storia di un gruppo di studenti americani che ripercorre il tragitto degli escursionisti morti. Di fattura tutto sommato mediocre, può essere un modo più leggero per farsi un'idea di quanto è successo rispetto alle drammatiche e inquietanti ricostruzioni e documentari (o pseudotali) disponibili su Internet.

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