“Sono una consigliera scolastica della scuola elementare di Brampton e in futuro voglio diventare consigliera del nostro comune. Abbiamo 12 anni per interrompere la produzione di gas serra se vogliamo riuscire a fermare il cambiamento climatico”. A parlare così, pochi giorni fa, davanti al consiglio comunale di Carlisle, in Inghilterra, è stata Emily Graham. Emily non è una mamma attivista di qualche associazione ambientalista, ma una bambina di sei anni. “Per favore date anche a me l’opportunità di cambiare il mondo”, ha chiesto la piccola, parlando come in un documentario di Al Gore e commuovendo tutti.
Emily è soltanto l’ultima di una lunga schiera di bambini e adolescenti che negli ultimi tempi ha trovato spazio su giornali, riviste e notiziari denunciando i danni dei cambiamenti climatici e chiedendo ai politici di agire prima che sia troppo tardi. La più famosa è Greta Thunberg, sedicenne svedese che da quando ha tredici anni si batte contro il global warming e da qualche mese ha iniziato uno sciopero da scuola ogni venerdì per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di salvare il pianeta.
Portata in palmo di mano dalle Nazioni Unite, Greta ha definito i politici che non vogliono adottare misure di contenimento delle emissioni di gas serra “i più grandi malfattori di tutti i tempi”, ed è l’ispiratrice dei Fridays for future, i venerdì in cui, anche in Italia, gli studenti delle superiori invece di andare a scuola sfilano per le vie del centro con cartelli in cui esprimono la loro preoccupazione per il futuro del pianeta. C’è il suo impegno dietro alla manifestazione che domani, venerdì 15 marzo, punta a riempire decine di piazze in tutto il mondo. Sono quelli di ragazzine appena adolescenti i nuovi volti dell’ambientalismo corretto, quello che nessuno si sognerebbe di attaccare, che spingono naturalmente a dire che se lo hanno capito i bambini, che la Terra