Svizzera, 20 marzo 2019

"Indennità dei frontalieri: è intenzione del CF rifiutare di adeguarsi?"

Il consigliere nazionale Lorenzo Quadri ha inoltrato un'interpellanza al Consiglio federale in cui chiede al governo se intende rifiutare di adeguarsi alla nuova impostazione sul pagamento delle indennità di disoccupazione dei frontalieri, la quale, secondo un accordo che sarebbe stato trovato dalle istituzioni europee (vedi articoli correlati) dovrebbe ricadere sul paese in cui il lavoratore frontaliere lavora e non più sul paese di residenza.

Di seguito il testo completo dell'interpellanza:

Secondo le ultime informazioni, le istituzioni europee avrebbero trovato un accordo, per quanto fragile, sui punti più controversi relativi al coordinamento dei servizi di sicurezza sociale, in particolare per quanto attiene al versamento della disoccupazione ai frontalieri.
Secondo l’accordo raggiunto, che deve ancora essere approvato da Parlamento europeo e Stati membri, le indennità di disoccupazione le dovrebbe pagare il paese dove il frontaliere ha lavorato, quindi nel nostro caso la Svizzera, e non quello di residenza, come finora.

Se applicata, questa disposizione avrebbe, come riconosciuto dalla stessa SEM, conseguenze estremamente pesanti per la Svizzera. A maggior ragione ne avrebbe per il Canton Ticino, dove i frontalieri sono oltre 65'000, vale a dire quasi un terzo dei lavoratori totali. Infatti, se il pagamento delle indennità sarebbe di competenza federale, il potenziamento degli Uffici regionali di collocamento (URC), con i relativi
costi, rimarrebbe invece carico dei Cantoni.

Inoltre, la nuove regola avrebbe quale ovvia conseguenza l’iscrizione sistematica dei frontalieri rimasti senza lavoro agli URC (attualmente in pochi lo fanno). Ciò azzererebbe del tutto la cosiddetta “preferenza indigena light”; ovvero, le disposizioni-farsa che hanno trasformato la preferenza indigena, votata dal popolo e prevista dalla Costituzione, in una sedicente precedenza settoriale delle persone iscritte agli URC. Ma è evidente che, se tutti i disoccupati frontalieri saranno iscritti agli URC, i residenti non disporrebbero più di alcuna “preferenza”, neppure “light”, nei loro confronti.

Chiedo al CF:

Nel caso l’impostazione uscita da Bruxelles venisse confermata dal parlamento UE e dagli Stati membri, è intenzione della Svizzera rifiutare di adeguarsi? Se no, perché?

E’ consapevole il CF delle conseguenze che un eventuale adeguamento avrebbe non solo per la Confederazione, ma anche per i Cantoni, ed in particolare per quelli in cui il numero dei frontalieri è particolarmente elevato, leggi eccessivo, come è il caso del Ticino?

E’ consapevole il CF che l’adeguamento alle nuove disposizioni UE equivarrebbe all’azzeramento della cosiddetta “preferenza indigena light”?

Lorenzo Quadri

Consigliere nazionale

Lega dei Ticinesi

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