Ticino, 12 giugno 2019
Roberta Pantani: "Gli attacchi degli haters non mi fermeranno"
*Dal Mattino della Domenica. Di Roberta Pantani
Quando ho deciso di dedicarmi alla politica, prima come consigliera comunale, poi come municipale e Consigliera nazionale, l’ho fatto per lavorare a favore della popolazione. Questo mi porta all’esposizione per difendere le mie idee, a prendere posizioni e a espormi al parere dell’opinione pubblica. Al di là dei colori politici, evidentemente non si può piacere a tutti.
Prova ne è il cassetto, ormai pieno, dove custodisco le lettere anonime di insulti che mi sono state recapitate nel corso della mia attività politica. L’ultima in ordine di tempo è legata alla bocciatura (non in Ticino, lo ricordo) della trasposizione nel diritto svizzero della direttiva UE sulle armi. I dati resi pubblici da un sondaggio della RTS non mi sorprendono affatto, anche se i numeri devono fare riflettere. Dallo stesso, in sintesi, emerge che il 60% dei parlamentari a Berna ha subito minacce più o meno regolari e che a esserne maggiormente colpite siano le parlamentari donne. Chi mi manda queste lettere? Non ho mai identificato questa (o queste?) persone.
Se qualcuno non è d’accordo con le mie idee o è arrabbiato con me per questo o quel motivo, mi può venire a parlare, dato che sono sempre disponibile al confronto. Dai codardi invece viene scelto questo modo incivile, e soprattutto vigliacco, dell’insulto e dell’offesa in forma anonima; tanto vigliacco da scomodare spesso anche mio padre... Se da una parte è assodato che le lettere anonime ci sono sempre state, dato che le ricevevo anche all’inizio della mia attività politica, dall’altra è altrettanto vero che il clima si è esasperato perché il modo di comunicare è diverso.
Con l’avvento dei social, ogni persona
si sente in diritto di esprimere la propria opinione. Farlo dietro a un profilo falso, e quindi difficilmente identificabile, o con l’anonimato rende ‘più facile’, e meno rischioso, il lavoro degli haters. Ma se qualcuno pensa che smetterò di portare avanti le mie idee e di schierarmi in prima linea per il bene dei cittadini si sbaglia di grosso. E invito anche le colleghe a fare la stessa cosa e a rivolgersi agli organi competenti in caso di minacce più esplicite. Alla vigilia dello sciopero del 14 giugno, preoccupa in particolare il fatto che siamo proprio noi donne a essere le più bersagliate. Stando ai dati del sondaggio, infatti, le donne sembrano essere più colpite sia dalle minacce che dalle aggressioni verbali (66 e rispettivamente 87%).
Quello che fa male è che le donne continuino ad essere obiettivi da attaccare con insulti a carattere sessista e con violenza verbale. Chi pronuncia queste parole sicuramente non si rende conto che a dover parare questi termini c’è sì l’esponente politica, ma anche e soprattutto la sua famiglia. La sottoscritta, così come altre “veterane” della politica, si è sempre impegnata a promuovere le giovani, a farle crescere e a difendere l’idea che la politica sia accessibile a tutti, dalla casalinga all’avvocato passando per l’impiegata e poi non riusciamo a difenderci da questi attacchi ignobili.
Questo credo ci sproni ancora di più a portare avanti le nostre idee e a difendere e promuovere tutte quelle donne che hanno voglia di metterci la faccia. I dati del sondaggio e il sapere come ci definisce una parte degli uomini, non può che farci capire che di lavoro da fare ce n’è ancora molto.
*Edizione del 9 giugno 2019