Ticino, 25 giugno 2019

Quando uno scambio di lastre può scombussolarti la vita

*Dal Mattino della Domenica. Di A.L

È successo ancora. Vi avevamo appena raccontato di un caso di malasanità avvenuto due mesi fa in una struttura ospedaliera del nostro cantone, che negli scorsi giorni siamo venuti a conoscenza di un’altra brutta storia che ha coinvolto suo malgrado una settantenne cittadina della Val Colla (nome conosciuto alla redazione), vittima della superficialità di un medico di un pronto soccorso del Luganese.

Come detto in apertura, lo scorso 2 giugno avevamo pubblicato la disavventura di un ticinese che aveva rischiato addirittura l’amputazione di una gamba a causa della diagnosi sbagliata di un aiuto medico. Un caso che ci aveva riportato alla mente la vicenda del dottor Piercarlo Rey, condannato a 8 mesi sospesi con la condizionale per aver praticato una mastectomia sbagliata al Sant’Anna sei anni fa. Insomma: sembra di essere ai piedi della scala. Forse sarebbe il caso che gli organi competenti si decidessero finalmente di agire con maggior rigorosità quando si tratta di assumere del personale medico e maggior celerità quando è il caso di aprire delle inchieste amministrative. Ma torniamo in tema e diamo spazio alla signora di cui accennavamo prima e che nei giorni scorsi ci ha contattato per raccontare la sua brutta esperienza.

Signora, può dirci che cosa le è capitato?

"Il 12 maggio scorso, Festa della mamma, siamo usciti con mio marito e mio figlio per festeggiare. Una tradizione ma anche una bella occasione per stare tutti insieme. Dopo il pranzo, siamo tornati a casa. E sin lì tutto regolare. Poi all’improvviso ho cominciato ad accusare stanchezza fisica e pure un malore. Mi sono seduta sul divano ma poi, quando ho visto che la situazione non migliorava, me ne sono andata a letto. Purtroppo non sono riuscita a prendere sonno per il malore che avevo addosso. Mi faceva male dappertutto. A questo punto mi sono
decisa ad andare in un Pronto soccorso di Lugano…"

A quel punto cosa è successo?

"Praticamente nulla. Il medico mi ha applicato una flebo con antidolorifico e mi ha invitato a contattare il mio medico. Quindi mi ha rimandata a casa, anche se io non ero molto convinta. Si badi che sono rimasta al Pronto soccorso dalle 21 sino all’una e mezza di notte".

Nei giorni seguenti è andata dal suo medico…

"Sì, ma nel frattempo ho cominciato a riprendermi. Sembrava insomma che tutto fosse tornato alla normalità. Però, sassate un paio di settimane, un giorno ricevo una telefonata da un funzionario del Pronto soccorso che mi chiedeva di andare al più presto all’Ospedale perché dovevano praticarmi una angiotac con contrasto. Il motivo? Avevo l’aorta dilatata di quasi 5 centimetri. Questo diceva il risultato della lastra. Io naturalmente mi sono rifiutata".

Ma di quale lastra stava parlando?

"Quindi… Hanno detto anche al mio medico di consigliarmi l’angiotac. Io sono caduta dalle nuvole visto che, come detto prima, di controlli approfonditi al pronto soccorso non ne avevano fatti. E allora su consiglio del mio dottore sono andata in una altra clinica per cercare di individuare il problema…".

Cosa emerse?

Che non avevo nessunissima aorta dilatata di cinque centimetri bensì un’ernia iatale! Si, ha capito bene: nessunissima aorta dilatata. Evidentemente avevano per sbaglio preso la lastra di un altro paziente… Una cosa pazzesca. Non oso pensare cosa sarebbe successo. Mi chiedo sinceramente: ma dove stiamo andando a finire?

Giriamo la domanda alle autorità competenti e ai direttori dei Pronto soccorso e degli ospedali del nostro cantone.

*Edizione del 23 giugno 2019

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