Mentre i mass media ci rendevano edotti sulle imprese di Greta e, in nome dell’ambiente, i ragazzi svizzeri sfilavano nelle principali città del nostro Paese, uno studio pubblicato dal Crowther Lab dell’ETH di Zurigo rivelava che il modo più concreto, semplice, fattibile ed economicamente sostenibile per contrastare i cambiamenti climatici è… piantare alberi. Nessuna tassa a carico del cittadino, nessuna imposizione liberticida, nessuna colpevolizzazione della famiglia che, da sempre, l’ambientalismo di Sinistra vede e concepisce come una fastidiosa entità succhia risorse e non quale tassello fondamentale della società.
È stato calcolato che, se ogni Stato facesse la sua parte per assicurare che l’aumento della temperatura rimanga al di sotto di 1,5 gradi centigradi entro il 2050, basterebbe piantare un numero sufficiente di alberi da coprire una superficie grande più o meno come gli Stati Uniti. Come dimostra lo studio, spazio per una riforestazione ce n’è in abbondanza: dalla Russia (151 milioni di ettari) alla Cina (40 milioni) passando per Canada (78 milioni) e Brasile (50 milioni), i governi, dovrebbero semplicemente servirsi di squadre di giardinieri, invece che mettere le mani in tasca ai cittadini e bloccare ogni forma di sviluppo realmente sostenibile.
La notizia, di per sé straordinaria e che i Verdi, per ovvi motivi, si sono ben guardati dal mettere in risalto, mette il dito sulla piaga di un fenomeno diventato
oggi una sorta di religione laica, i cui dogmi sono così comunemente accettati da dover essere fatti propri da tutti i partiti, pena il pubblico ludibrio. Ovvero, quello di un ambientalismo irrealizzabile e utopistico, che non ha nulla a che vedere con una reale, doverosa, tutela dell’ambiente e che serve solo per creare consenso di tipo emotivo intorno a determinate forze politiche e a precisi gruppi di potere.
L’isterismo ambientalista, che ha costruito a tavolino personaggi come Greta Thunberg con fini tutt’altro che nobili, punta alla colpevolizzazione collettiva degli individui, ma si guarda bene dall’affrontare il bandolo della matassa perché ne è parte integrante. Facile colpevolizzare chi viaggia in Boeing o in SUV e pretendere l’introduzione di ulteriori balzelli. Facile parlare di tassa sugli spostamenti in aereo e aumento del prezzo della benzina (anche se non si capisce bene come le auto elettriche possano essere considerate amiche dell’ambiente, dal momento che le batterie non possono certamente essere considerate ecologiche). Se si pensasse che venti navi cargo inquinano più di tutte le auto presenti nel mondo, bisognerebbe porsi qualche domanda su un ambientalismo nato falso e che non affronta mai il concreto, ma impone a tutti l’utopico.
Perché su questo pianeta, di navi cargo, ce ne sono 60 mila.
Michele Moor
Candidato al Consiglio Nazionale
Lista 1 Candidato 4
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