Ticino, 12 aprile 2020

Virus: non ci facciamo zittire! Il decalogo delle cappellate

Visto che siamo in emergenza sanitaria c’è chi (camerieri dell’UE in Consiglio federale, governicchio....) pretende che la gente NON porti la mascherina (perché non ce ne sono abbastanza) ma che però si metta il bavaglio in quanto “non è il momento di criticare”. E’ invece, secondo lorsignori, il momento di “mandare in letargo” (cit. Cocchi) il cervello. Chiaro: per la casta, non è MAI il momento per le critiche.

Accettare di buon grado tutte le decisioni prese dall’autorità e non emettere un cip perché “c’è l’emergenza sanitaria”? “Troppo facile, amico”, avrebbe detto il compianto Giuseppe Buffi. Non è così che funziona. Anche perché il maledetto virus sta diventando sempre più il pretesto per sdoganare boiate, che non finiranno assieme all’emergenza sanitaria e che in tempi normali mai sarebbero state tollerate.

Visto che le mascherine ci piacciono, ma i bavagli molto meno, a futura memoria elenchiamo dieci CAPPELLATE, dagli esiti anche disastrosi, fin qui totalizzate dalla casta nella gestione della pandemia.

La 'top ten”

1) Frontiere.
La madre di tutte le cappellate! Fossero state chiuse per tempo, il Ticino non sarebbe sul podio mondiale (!) delle regioni con il maggior numero di contagi. Perché è evidente che la situazione di questo sfigatissimo Cantone - dove il tasso di contagi e di ospedalizzazioni è un multiplo della media svizzera, e dove si sono registrati 230 morti su un totale nazionale di 1000 - è dovuta alla contiguità col Belpaese in regime di FRONTIERE SPALANCATE. Che il ministro dellTntemo kompagno Berset ancora pensi di prendere per scemi i cittadini dichiarando che “il virus non si ferma in dogana”, come se il virus circolasse per conto proprio nell’aria e non fosse invece portato da persone infette, è indecente. I politicanti della partitocrazia denigravano chi proponeva misure sul confine e strillavano isterici che tali provvedimenti avrebbero “danneggiato l’economia”. Adesso questi stessi politicanti, per farsi campagna elettorale con il virus, sono in prima fila nel pretendere il “lockdown” ad oltranza, che come noto “giova” all’economia.

Quando si dice la faccia di tolla!

Si fossero prese per tempo delle misure alle FRONTIERE, con ogni probabilità non ci sarebbe stato bisogno del “lockdown”.

2) Frontalieri.
Il ministro degli esteri PLR Ignazio KrankenCassis, ex doppiopassaporto, si è bullato di aver chiesto lui al suo collega e connazionale italiano Giggino di Maio di lasciar entrare i frontalieri in Ticino dalle zone rosse lombarde. E adesso offre posti letto ai pazienti italiani a scapito dei cittadini svizzeri. Il Consigliere federale PLR la scorsa estate dichiarò con orgoglio che lui mai avrebbe detto “Switzerland first”. Evidentemente il suo motto è “Italy first”.

Grazie PLR!

3) Carnevali.
Il ruolo dei grandi eventi nella diffusione del maledetto virus è conclamato. Eppure - malgrado il Balpaese avesse decretato la chiusura nientemeno che del carnevale di Venezia! - da noi i carnevali sono stati fermati solo dopo la conclusione del Rabadan. Chiaro: non si voleva dare fastidio agli amici PLR del carnevale di Bellinzona ed al municipio radikoSocialista della capitale.

4) Scuole. Il kompagno Bertoli le ha tenute aperte ad oltranza con argomentazioni farlocche. In Ticino sono state chiuse solo dopo la rivolta di alcuni Comuni, tra cui Lugano e Locamo.

5) Votazioni ed elezioni.
In preda all’obnubilazione mentale, il governicchio ha
cancellato le elezioni comunali già in corso, rimandandole di un amo (costo dell’operazione a carico del solito sfigato contribuente?). Giustificazione: “motivi psicologici”. No commenti La cancellazione delle elezioni ha una sola motivazione: reggere la coda alla partitocrazia spalancatrice di frontiere, che rischiava l’asfaltatura “causa coronavirus”. L’annullamento delle elezioni comunali ha comportato giocoforza anche quello della votazione sull’aeroporto prevista il 26 aprile. Le conseguenze per lo scalo luganese saranno, con ogni probabilità, letali.

6) Iniziativa popolare.
I camerieri dell’UE in Consiglio federale hanno colto la palla al balzo per cancellare anche la votazione sull’iniziativa contro la libera circolazione. Perché temevano che l’iniziativa passasse “causa coronavirus”. Infatti, se oggi siamo impestati, la colpa è della globalizzazione e delle frontiere spalancate. Secondo i camerieri bernesi dell’UE il 17 maggio non si può votare, però tra il 4 e l’8 maggio si può tenere un’inutilissima sessione delle Camere federali, il cui unico scopo è quello di permettere a troppi politicanti professionisti di fatturare le diarie al contribuente. Senza vergogna.

7) Divieto di spesa per gli “over 65”.
Illegale ed inutile, è esemplificativo della deriva verso uno Stato di polizia con la scusa del virus. Infatti il divieto ha dovuto essere abrogato e sostituito da fasce orarie dedicate agli anziani nei grandi magazzini: anch’esse discriminatorie, e sulla cui durata sono aperte le scommesse.

8) Divieti di lavorare. Nell’isteria generalizzata sono state fermate anche attività che non aveva alcun senso bloccare, dal momento che possono essere svolte in totale sicurezza. Adesso si comincia a riaprire col contagocce. Ma il danno fatto è enorme, soprattutto per artigiani e piccole imprese. Non mancano gli effetti collaterali: troppa gente, privata del lavoro, non ce la fa a stare confinata in casa tutto il santo giorno (magari in balìa di rapporti familiari conflittuali) e quindi esce all’esterno rischiando di creare assembramenti, questi sì pericolosi per la salute pubblica.

9) Mascherine.
Non essendocene abbastanza per tutti, si è pensato bene di raccontare la fregnaccia che “non servono”, però a chi lavora a contatto con il pubblico sono sempre state fatte indossare. Evidentemente qualcuno pensa che i cittadini siano fessi. Scandaloso che la sanità svizzera, che costa 85 miliardi all’anno, non sia stata in grado di procurarsi sufficiente materiale sanitario malgrado il rischio di pandemia fosse annunciato già dal dicembre 2019.

10) “Pressing” sui turisti svizzerotedeschi al Gottardo.
Come era ampiamente prevedibile, le misure 'di convincimento' al Gottardo per dissuadere i turisti dal venire in questo sfigatissimo Cantone non sono servite ad un tubo, se non a spendere altri soldi pubblici. Chi è già partito, magari da San Gallo, non gira la macchina perché davanti al Gottardo gli viene 'consigliato' di fare retrofront. O si vieta (chiudendo il Gottardo) o si autorizza. Se tanti svizzerotedeschi hanno rinunciato a venire in Ticino per il weekend pasquale, è perché non sono nemmeno partiti.

Ruolo critico?

L’elenco delle cappellate potrebbe continuare e verrà regolarmente aggiornato. Se la stampa di regime - dai quotidiani alle TV, dai portali online alle radio - invece di svolgere il tanto decantato “ruolo critico” si è ormai adagiata su quello di leccapiedi governativo “causa coronavirus”, il Mattino non si fa imbavagliare.

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