Lo scorso anno il fondatore del movimento politico “Il Guastafeste”, Giorgio Ghiringhelli, aveva inviato ai 90 deputati in Gran Consiglio una copia del libro della giornalista ginevrina Mireille Vallette intitolato “Le radicalisme dans les mosquées suisses” (che può essere letto gratuitamente sul sito “Boulevard de l’islamisme” ) nel quale si denuncia la preoccupante diffusione del radicalismo islamico nelle moschee svizzere, che avviene nell’indifferenza generale . Ora Ghiringhelli sta organizzando un’importante spedizione a politici e giornalisti dell’ultimo libro dell’ex-musulmano italo-egiziano Magdi Cristiano Allam, intitolato “Stop islam”, nel quale l’autore, dopo aver dimostrato che l’islam è incompatibile con le leggi laiche, le regole della civile convivenza e i valori della sacralità della vita, propone di “rimettere fuori legge l’islam, come ha fatto l’Europa per 1400 anni”, e ciò allo scopo di prevenire guerre di religione o istigate dal razzismo. Abbiamo rivolto alcune domande al promotore di questa iniziativa.
Come mai ha deciso di promuovere la diffusione di questi libri?
Purtroppo nel nostro Paese, per non dire in tutta l’Europa, la stragrande maggioranza dei politici e dei giornalisti sottovaluta i pericoli dell’islamizzazione in corso ormai da una cinquantina d’anni, e fa finta di ignorare che l’obiettivo degli islamisti è quello di sostituire la democrazia con la sharia (come ben il 50% dei giovani musulmani francesi con meno di 25 anni vorrebbe che avvenisse: vedi rapporto dell’Istituto Montaigne intitolato “La Fabbrica dell’islamismo” pubblicato in Francia nel 2018). E quindi ho pensato di fare qualcosa di concreto per contribuire a migliorare la conoscenza dei politici e dei giornalisti sull’islam.
Cosa rimprovera ai politici?
Le strategie messe in atto dagli islamisti per sottomettere l’Europa al volere di Allah passano attraverso la continua ricerca di una maggior visibilità negli spazi pubblici (ad esempio diffondendo l’uso del velo islamico) e l’ottenimento di tutta una serie di concessioni legate alle pratiche religiose Per portare avanti questa strategia gli islamisti contano molto sull’ indifferenza, per non dire compiacenza, di una classe politica che, per ingenuità o ignoranza della materia, accoglie tutte le loro richieste suscitando perfino le ire dei musulmani moderati. Ad esempio: in un suo recente libro dedicato alla crescente diffusione del radicalismo islamico nelle moschee svizzere, la musulmana zurighese Saïda Keller-Messahli ha accusato la classe politica di aver non soltanto troppo a lungo sottovalutato lo sviluppo dell’islamismo, ma di averlo “deliberatamente” ignorato. E la coraggiosa donna ha invocato una politica di tolleranza zero nei confronti degli islamisti.
E ai giornalisti cosa rimprovera?
Sarebbe auspicabile che quando si occupa di islam la stampa ticinese, anziché dar spazio quasi a senso unico e in modo acritico a certi esponenti di associazioni islamiche in odor di radicalismo che non ce la raccontano giusta, desse più spazio anche ai critici dell’islam in grado di smascherare le loro bugie (come ad esempio Magdi Cristiano Allam, ma anche il politologo italo-francese Alexandre Del Valle, l’esperto vodese di diritto islamico Sami Aldeeb, la giornalista Mireille Vallette ecc.). In quest’epoca di mobilitazione planetaria contro il razzismo, solo l’ignoranza della materia o la paura di essere tacciati di razzisti impediscono ai giornalisti di dire certe sgradite verità, ossia che i testi sacri dell’islam insegnati nelle moschee europee e le stesse preghiere rituali islamiche sono impregnati di razzismo e contribuiscono a diffondere odio e violenza verso tutti i non musulmani (e in particolare ebrei e cristiani), impedendo in tal modo l’integrazione dei musulmani