Riccardo Chiesa è un ragazzo con la testa sulle spalle. Umile, disponibile e certamente consapevole delle proprie capacità di guida che, a detta di chi lo conosce e ne ha osservato i progressi negli ultimi tempi, non sono davvero poche. Anche quest’anno ha vinto il campionato italiano Gran Turismo in coppia con Matteo Greco, un risultato, come lui afferma in questa intervista di fine stagione, non affatto scontato. Il tutto nel bel mezzo della pandemia. Nei giorni scorsi il Mattino della Domenica lo ha sentito per parlare del suo trionfo ma anche del futuro…
Riccardo Chiesa: ci eravamo lasciati lo scorso mese di giugno. Allora era ottimista e speranzoso. Dopo sei mesi possiamo trarre un bilancio positivo della sua stagione?
Ci siamo lasciati a giugno con un campionato in partenza ma con ancora molte incognite sul proseguimento legate, come tutti sappiamo, alla situazione Covid. Non era assolutamente scontato riuscire a portare a termine il campionato ma ce l’abbiamo fatta, anche grazie all’organizzazione dell’Aci Sport. E’ stato un campionato diverso da quello precedente. Si è prevalentemente sviluppato nella seconda parte dell’anno, verso ottobre-novembre, con l’ultima gara in dicembre e questo ha portato ad avere condizioni meteo difficili, anche dal punto di vista della temperatura dell’asfalto.
Come avete gestito la situazione Covid-19?
Purtroppo questa situazione ha portato allo svolgimento del campionato a porte chiuse, senza spettatori. Tutte le attività durante il weekend di gara (sessione autografi, foto, pitlane parade...) non si sono potute fare e questo ha spento un po’ l’atmosfera che solitamente si respira in un autodromo. Però, la nota positiva è che comunque il campionato si è potuto fare nonostante un protocollo anticovidrigido..
Che insegnamento ha potuto trarre in questi mesi difficili?
Di non dare tutto per scontato. Il Covid-19 ci ha fatto capire che nonostante viviamo nell’era in cui la tecnologia ha reso la vita più facile e nonostante ci siano state grandi evoluzioni in tutti i settori, basta un virus per bloccare il mondo, con ripercussioni gravi sulla salute e purtroppo troppi decessi. Nessuno poteva immaginarlo e ci ha trovati impreparati e ancora adesso a distanza di quasi un anno, non sappiamo ancora bene come conviverci.
E veniamo al campionato italiano categoria GT Cup: lei lo ha vinto con due gare d’anticipo, in coppia con Matteo Greco, e per il secondo anno consecutivo.
Sono felice! Non era scontato, vista la nuova macchina, una Ferrari 488 Challenge Evo con la specifica 2020 e il nuovo team (Easy Race). Fin dai primi test sono riuscito a trovare feeling con la macchina e con il team e questa è stata una parte molto importante per il raggiungimento di questi risultati. Un grazie al team Easy Race per avermi dato una macchina sempre performante e che non ha mai avuto problemi tecnici.
Possiamo dire che ha continuato il processo di crescita?
Assolutamente sì. Avendo fatto un salto di categoria, guidando la Ferrari 488 Challenge Evo, ho dovuto imparare a sfruttare il carico aerodinamico, specialmente su piste come il Mugello, cosa che sulla GT4 si genera meno. Oltretutto questo per me è un bis, visto che avevo già vinto lo scorso anno. Mai e poi mai avrei pensato di poter vincere due titoli in due anni nel motorsport. Sicuramente c’è
Riccardo Chiesa: ci eravamo lasciati lo scorso mese di giugno. Allora era ottimista e speranzoso. Dopo sei mesi possiamo trarre un bilancio positivo della sua stagione?
Ci siamo lasciati a giugno con un campionato in partenza ma con ancora molte incognite sul proseguimento legate, come tutti sappiamo, alla situazione Covid. Non era assolutamente scontato riuscire a portare a termine il campionato ma ce l’abbiamo fatta, anche grazie all’organizzazione dell’Aci Sport. E’ stato un campionato diverso da quello precedente. Si è prevalentemente sviluppato nella seconda parte dell’anno, verso ottobre-novembre, con l’ultima gara in dicembre e questo ha portato ad avere condizioni meteo difficili, anche dal punto di vista della temperatura dell’asfalto.
Come avete gestito la situazione Covid-19?
Purtroppo questa situazione ha portato allo svolgimento del campionato a porte chiuse, senza spettatori. Tutte le attività durante il weekend di gara (sessione autografi, foto, pitlane parade...) non si sono potute fare e questo ha spento un po’ l’atmosfera che solitamente si respira in un autodromo. Però, la nota positiva è che comunque il campionato si è potuto fare nonostante un protocollo anticovidrigido..
Che insegnamento ha potuto trarre in questi mesi difficili?
Di non dare tutto per scontato. Il Covid-19 ci ha fatto capire che nonostante viviamo nell’era in cui la tecnologia ha reso la vita più facile e nonostante ci siano state grandi evoluzioni in tutti i settori, basta un virus per bloccare il mondo, con ripercussioni gravi sulla salute e purtroppo troppi decessi. Nessuno poteva immaginarlo e ci ha trovati impreparati e ancora adesso a distanza di quasi un anno, non sappiamo ancora bene come conviverci.
E veniamo al campionato italiano categoria GT Cup: lei lo ha vinto con due gare d’anticipo, in coppia con Matteo Greco, e per il secondo anno consecutivo.
Sono felice! Non era scontato, vista la nuova macchina, una Ferrari 488 Challenge Evo con la specifica 2020 e il nuovo team (Easy Race). Fin dai primi test sono riuscito a trovare feeling con la macchina e con il team e questa è stata una parte molto importante per il raggiungimento di questi risultati. Un grazie al team Easy Race per avermi dato una macchina sempre performante e che non ha mai avuto problemi tecnici.
Possiamo dire che ha continuato il processo di crescita?
Assolutamente sì. Avendo fatto un salto di categoria, guidando la Ferrari 488 Challenge Evo, ho dovuto imparare a sfruttare il carico aerodinamico, specialmente su piste come il Mugello, cosa che sulla GT4 si genera meno. Oltretutto questo per me è un bis, visto che avevo già vinto lo scorso anno. Mai e poi mai avrei pensato di poter vincere due titoli in due anni nel motorsport. Sicuramente c’è
stata una piccola dose di fortuna, però è stata una stagione che ci ha visto vincere sette 7 gare su 8 ed un secondo posto, che però poteva essere un primo posto se non avessi bucato a 2 minuti dalla fine durante la prima gara a Misano. Un grande ringraziamento va naturalmente al team che ha svolto un lavoro davvero eccezionale.
Per il 2021 che programmi ha?
Per il 2021 che programmi ha?
Al momento non è stato ancora definito nulla, ci sono sul tavolo una serie di idee molto interessanti e affascinanti. Sicuramente l’evoluzione della pandemia ha un legame diretto con i programmi, perché è necessario un ulteriore sforzo a livello finanziario grazie agli sponsor. Speriamo che la situazione possa migliorare nei prossimi mesi.
Non ha mai pensato di passare alle categoria formula?
Le monoposto hanno dei costi di gestione molto elevati e l’abitacolo ospita piloti di statura minuta rispetto alla mia, che ho un fisico un po’più strutturato. La scelta è ricaduta subito su auto GT principalmente per questi due fattori.
È fuori portata un Mondiale di Formula 2 o di Formula 3?
Sono dei campionati molto affascinanti, sono l’anticamera della Formula 1. Purtroppo le cifre per poter partecipare sono molto alte ed è possibile accedervi o avendo un cospicua somma di denaro da sponsor oppure entrando in qualche programma di Academy per giovani piloti di qualche scuderia di F1. Per citare delle cifre, una stagione di F3 costa circa 800 mila franchi e in F2 si spendono circa 2 milioni di euro, con addirittura cifre di acconto superiori al mezzo milione di euro… Purtroppo non tutti hanno queste possibilità.
Una domanda sulla Formula 1: due domeniche fa a Sakhir George Russell ha corso e dominato con la Mercedes. Significa forse che il mezzo è sempre più determinante e conta più del pilota?
Negli ultimi anni in F1 la monoposto ha sempre più ricoperto un ruolo molto importante per il successo. Rispetto al passato il pilota fa meno la differenza, ma può sicuramente andare a coprire parzialmente una serie di carenze nella macchina. Nel mondo GT è difficile che ci sia una macchina nettamente superiore all’altra, o per lo meno non per tutta la durata della stagione. Questo perché è stato introdotto un sistema di BOP (bilanciamento delle prestazioni) che cerca di livellare le prestazioni e portare ad avere più auto con prestazioni simili. Sicuramente questo meccanismo ha fatto sì che non ci fosse una folle corsa al primato con una crescita degli investimenti da parte dei costruttori per aumentare la competitività della macchina, facendo al contempo anche lievitare i costi di gestione dei team.
Come la mettiamo, infine, con gli studi?
Con la pandemia la scuola ha subito una leggera modifica (ricordiamo che studia a Milano ingegneria spaziale, ndr) Con l’università ho avuto la possibilità di seguire le lezioni a distanza. Rispetto all’anno scorso è stato più semplice gestire le ore saltate, anche grazie alla registrazione delle lezioni. E’ stata una nuova esperienza, non senza qualche problema, soprattutto dal punto di vista degli orari. Non è il massimo stare attaccato ad un computer dalle nove del mattino fino alle sette di sera, però al momento riesco a portare avanti il tutto.
A.M.
Non ha mai pensato di passare alle categoria formula?
Le monoposto hanno dei costi di gestione molto elevati e l’abitacolo ospita piloti di statura minuta rispetto alla mia, che ho un fisico un po’più strutturato. La scelta è ricaduta subito su auto GT principalmente per questi due fattori.
È fuori portata un Mondiale di Formula 2 o di Formula 3?
Sono dei campionati molto affascinanti, sono l’anticamera della Formula 1. Purtroppo le cifre per poter partecipare sono molto alte ed è possibile accedervi o avendo un cospicua somma di denaro da sponsor oppure entrando in qualche programma di Academy per giovani piloti di qualche scuderia di F1. Per citare delle cifre, una stagione di F3 costa circa 800 mila franchi e in F2 si spendono circa 2 milioni di euro, con addirittura cifre di acconto superiori al mezzo milione di euro… Purtroppo non tutti hanno queste possibilità.
Una domanda sulla Formula 1: due domeniche fa a Sakhir George Russell ha corso e dominato con la Mercedes. Significa forse che il mezzo è sempre più determinante e conta più del pilota?
Negli ultimi anni in F1 la monoposto ha sempre più ricoperto un ruolo molto importante per il successo. Rispetto al passato il pilota fa meno la differenza, ma può sicuramente andare a coprire parzialmente una serie di carenze nella macchina. Nel mondo GT è difficile che ci sia una macchina nettamente superiore all’altra, o per lo meno non per tutta la durata della stagione. Questo perché è stato introdotto un sistema di BOP (bilanciamento delle prestazioni) che cerca di livellare le prestazioni e portare ad avere più auto con prestazioni simili. Sicuramente questo meccanismo ha fatto sì che non ci fosse una folle corsa al primato con una crescita degli investimenti da parte dei costruttori per aumentare la competitività della macchina, facendo al contempo anche lievitare i costi di gestione dei team.
Come la mettiamo, infine, con gli studi?
Con la pandemia la scuola ha subito una leggera modifica (ricordiamo che studia a Milano ingegneria spaziale, ndr) Con l’università ho avuto la possibilità di seguire le lezioni a distanza. Rispetto all’anno scorso è stato più semplice gestire le ore saltate, anche grazie alla registrazione delle lezioni. E’ stata una nuova esperienza, non senza qualche problema, soprattutto dal punto di vista degli orari. Non è il massimo stare attaccato ad un computer dalle nove del mattino fino alle sette di sera, però al momento riesco a portare avanti il tutto.
A.M.