Ticino, 22 novembre 2021

Milioni e burocrazia, se la priorità di UNIA è proteggere il denaro

Unia è un sindacato potente ma soprattutto molto ricco. Il suo patrimonio globale si aggira, a dipendenza delle stime, tra il mezzo miliardo e il miliardo di franchi. Ma da dove arrivano tutti quei soldi? Non solo dai contributi dei suoi associati, evidentemente... Solidarietà, il periodico del Movimento per il socialismo, ripropone nel suo ultimo numero un’analisi che non solo spiega l’origine dei fondi e i metodi di finanziamento dei sindacati, ma descrive Unia come un colosso burocratico che tende a proteggere prima di tutto le proprie posizioni economiche.
 

L’articolo, firmato da Philipp Gebhardt, è apparso sul sito sozialismus.ch. Una critica da sinistra al più grande sindacato della sinistra. Eccone alcuni stralci che permettono di capire come un sindacato possa diventare una vera e propria potenza finanziaria. “Ciò che è chiaro – scrive l’autore - è che i sindacati finanziano sé stessi e le loro strutture in misura non trascurabile attraverso il sistema dei contratti collettivi e i relativi fondi delle commissioni paritetiche”.
 

 

“Lo "scandalo" sul patrimonio milionario di Unia viene utilizzato dalla borghesia per gettare fango sulle organizzazioni sindacali. La sinistra, a sua volta, cerca disperatamente di giustificare l’esistenza di simili ingenti patrimoni. Tuttavia, ciò che c’è di veramente interessante nella divulgazione dei conti di Unia è la possibilità di comprendere aspetti fondamentali del funzionamento di una burocrazia sindacale.
 

"Unia è con ogni probabilità l'organizzazione politica più potente finanziariamente in Svizzera - più potente di tutti i partiti, delle associazioni economiche e delle ONG". Questo titolo del Tages-Anzeiger circola con insistenza fin dal 13 settembre 2021, quando si è saputo pubblicamente che Unia è un sindacato molto ricco. Con i suoi 1'200 dipendenti e 180'000 membri, Unia controlla società (ad esempio società immobiliari), possiede partecipazioni in alberghi e una tipografia, oltre ad avere il controllo su una propria fondazione. A seconda di come si considera

la sua appartenenza diretta al sindacato, il patrimonio totale - insieme a quello della Fondazione Unia, che possiede soprattutto immobili - è stimato tra il mezzo miliardo (WOZ) e un intero miliardo (Blick) di franchi svizzeri. Il patrimonio netto dichiarato ammonta a 457 milioni di franchi.
 

 

La pubblicazione di questi dati ha messo la direzione di Unia in una situazione difficile. All’inizio essa ha tentato di impedire la piena divulgazione delle cifre. Serge Gnos, capo della comunicazione e burocrate in ascesa nella gerarchia di Unia dal 2007, ha giustificato la segretezza delle cifre sul Tages-Anzeiger, affermando che il patrimonio di Unia corrisponde anche al suo fondo di sciopero.
 

Tuttavia, le finanze delle CP e i flussi di denaro concreti sono solo parzialmente di pubblico dominio. Nel 2018, il parlamentare UDC Thomas Aeschi, consulente aziendale che, evidentemente, non solo politicamente ma anche professionalmente si oppone alle organizzazioni sindacali, ha pubblicato alcuni calcoli relativi ai CCL, tra l’altro dichiarati di obbligatorietà generale, dell’industria alberghiera e della ristorazione e del settore principale della costruzione. È giunto alla conclusione che le CP di questi due CCL abbiano incassato qualcosa come circa 65,6 milioni di franchi nel 2016 e che 16,8 milioni di franchi sono stati trasferiti direttamente ai partner sociali. La NZZ ha calcolato, nel settembre 2021, che nel 2019 le CP dei quasi 600 CCL esistenti in Svizzera abbiano incassato circa 233 milioni di franchi, di cui almeno un quarto è probabilmente finito nelle casse delle organizzazioni padronali e sindacali.
 

 

Nelle cifre pubblicate l'8 ottobre 2021, Unia indica l’ammontare dei finanziamenti pubblici alla propria Cassa Disoccupazione (50 milioni) e dei contributi provenienti dalle CP (30 milioni) per il 2020: un totale di 80 milioni di franchi rispetto ai 58 milioni di franchi incassati con le quote pagate dai membri iscritti. Quanto degli 80 milioni rimarrà dopo che i sussidi di disoccupazione saranno stati pagati e i costi di implementazione del CCL saranno stati dedotti, non è ancora chiaro.

*Articolo estratto da Liberatv

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