Sport, 26 novembre 2021

Marius Antonietti attacca: “Ticino, vita dura per i pugili”

Intervista con l’atleta luganese in partenza per uno stage negli Stati Uniti

LUGANO - Marius Black Antonietti (30 anni) ha dedicato e dedica anima e corpo al pugilato, uno sport che vive con grande intensità e dedizione. Ha vinto, tanto, e qualche volta ha alzato bandiera bianca: ma si è sempre rialzato ed ha sempre ripreso a combattere con quella voglia che ogni giorno lo accompagna in palestra, lui che è ormai un pugile professionista emigrato in Italia. Sì, perchè in Svizzera, o più precisamente in Ticino, la pratica di questa disciplina nobile pare sia complicata e difficile. Marius, tuttavia, non molla e pensa ad un 2022 da protagonista. E per preparare al meglio la nuova stagione, nei prossimi giorni partirà con il suo staff per gli Stati Uniti. A Las Vegas avrà infatti la possibilità di incrociare le armi con sparring partner di livello. Lo abbiamo incontrato prima della partenza per il Nordamerica.


Marius: recentemente lei ha combattuto sul ring di Lugano. Com'è andata? 
Mi sono preparato bene, con grande dedizione e scrupolo. E alla fine ho vinto per kappaò al terzo round contro il magiaro Zsolt Mezei, un osso duro. Il fatto di avere ottenuto questo successo a Lugano, città nella quale sono cresciuto, mi inorgoglisce molto.


E il ranking?
Se parla di classifiche internazionali posso dirle che ora mi concentro solo sui miei prossimi obiettivi. Primo dei quali il viaggio di apprendimento negli States.


Ci sarà comunque un obiettivo sportivo... 
Certo, voglio salire le classifiche e arrivare nei primi 150, e anche disputare un titolo del Mediterraneo o un titolo intercontinentale. Decideremo con il mio coach e il mio agente.


Sogno nel cassetto?
In Ticino i sogni nel cassetto cercano sempre di frustrarteli dicendoti che fare la boxe è troppo difficile o impossibile, che è pericoloso e che non puoi farcela. Nessuno ti aiuta a realizzarli e in più ti mettono i bastoni fra le ruote. Ricordo bene le persone che non mi hanno aiutato e quelle che vorrebbero vederti giù in basso. Tutto ciò mi da una grande forza per continuare a combattere per raggiungere i miei obiettivi. Il mio sogno comunque è quello di vincere una cintura internazionale di una sigla riconosciuta, come IBF, WBC, WBO, WBA o IBO. 


Com’è nata la passione per il pugilato?
Sin da piccolo ho sempre visto la boxe come uno sport speciale, particolare, e direi anche diverso. Mi ha sempre attirato lo scontro fisico ma leale. 

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Ora è un pugile a tempo pieno.
Esatto. Attualmente dopo diversi anni in cui ho lavorato, facendo diversi mestieri, pratico il pugilato a livelli professionistico. Del resto qui in Ticino, salvo eccezioni, non si vede lo sport come un lavoro. Per fortuna ho trovato delle persone molto disposte a fungermi da sponsor e ciò mi permette di andare avanti. La strada è ancora lunga, ma so che un giorno riuscirò a togliermi delle belle soddisfazioni.


Tanta gente ritiene ancora che la boxe sia uno sport violento e diseducativo.
La boxe è uno scontro fisico e mentale, è piu di uno sport, in tutto il mondo è seguito da milioni di fan, è una moda. Penso che non ci sia niente di più vero che il pugilato, e al contrario della società in cui viviamo ci educa ad essere leali, combattendo faccia a faccia ad armi pari. Ci educa inoltre al rispetto per le persone e alla disciplina, educa molto più del calcio.


Per boxare a certi livelli ci vuole un procuratore. 
Ho un agente per la boxe, Davide Bianchi, con il quale ho un contratto in essere ma poi ho anche Boris Pesaresi che si occupa di tutto: trova gli sponsor, organizza incontri e eventi, come la recente Boxing Night di Lugano, e funge da promoter. Lui è un grande motivatore. 


In questo momento lei si allena in Italia. 
Sì, ad Asti, alla skull boxe canavesana, con il mio coach Davide Greguoldo. Mi trovo molto bene, c`è una mentalita vincente e mi alleno anche con due grandi campioni italiani come Etinosa Oliha, e Hassan Nourdine.


In Svizzera la boxe è poco considerata!
Non interessa proprio, il pugilato: qui non è visto come una professione, come ho detto prima. Peccato perchè in questo paese ci sono molte ditte che fatturano milioni e potrebbero aiutare gli sportivi che praticano questo sport. In tutto il mondo la boxe è molto seguita e rispettata.


Per Marius ora è venuto il momento di andare negli Stati Uniti, culla del pugilato. 
Nei prossimi giorni parto per Las Vegas con il mio compagno di club Etinosa Oliha, campione italiano dei pesi medi, e con il mio coach Davide Greguoldo. Faremo un camp di allenamento duro a Las Vegas, incroceremo le armi con sparring partner di alto livello Sarà dura ma così facendo prepariamo al meglio l' anno nuovo, che per me sara molto importante.

A.M.

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