Tanto per capirci: Sophie ha lo sport nel sangue e ciò è senza dubbio un buon punto di partenza (anche se ovviamente non decisivo) per il raggiungimento degli obiettivi che si è messa in testa. “Voglio diventare una giocatrice professionista e per fare questo dovrò espatriare, visto che in Svizzera di solo basket non si vive”. Un concetto semplice ma tremendamente realistico espresso da una diciassettenne che non conosce ancora il difficile cammino della vita eppure ha le idee piuttosto chiare. Nei giorni scorsi l’abbiamo raggiunta telefonicamente nella sua abitazione di Bramois, dove ha preso alloggio presso una famiglia vallesana. Bramois per chi non lo sapesse, è un piccolo comune che si trova a un tiro di schioppo da Sion, capoluogo vallesano.
Sophie: nuovo club, nuova casa. Da Bellinzona al Vallese. Come si sta?
Sono appena due settimane che mi trovo in terra romanda e quindi è davvero difficile stilare un bilancio. La prima impressione è comunque positiva. Abito nella casa della nostra vice-presidentessa (la signora Valerie Barbe, ndr) che mi ha accolta come se fossi una figlia. È molto premurosa, è molto gentile e non mi fa mancare nulla. A volte sono pure imbarazzata per così tanta attenzione.
Una scelta, quella di vivere nella casa della vice-presidente che è imposta dal budget societario.
Esatto. L’Helios, come tutte le società di basket femminile, non vive certo nell’oro e fa fatica a trovare sponsor e soldi per mandare avanti prima squadra e settore giovanile. È un bel problema. Quindi si deve fare di necessità virtù. Al di là di questo aspetto, sono comunque contenta di essere approdata in Vallese. Per me si tratta di una bella occasione di crescita.
Come è avvenuto questo trasferimento?
Sono arrivata qui per un provino di due giorni. In più si è infortunata una giocatrice americana. E così dopo avermi visto all’opera i dirigenti mi hanno chiesto di restare. Per me, come detto, una opportunità di maturare sul piano tecnico e umano, in un contesto lontano da casa. Ma potrò anche studiare e terminare la scuola per sportivi d’élite di Tenero a distanza. Avere in mano un diploma è sempre una buona cosa.
E poi, come si diceva prima, di solo basket in Svizzera non si vive.
Purtroppo, malgrado il buon potenziale, la pallacanestro nel nostro paese è costretta a convivere con una mancanza di mezzi economici. Soprattuto a livello femminile. Basta vedere la massima serie: ci sono solo sei squadre e ciò non è certamente positivo. Nel periodo in cui resterò in Vallese dovrò dare il massimo ed imparare: solo così potrò un giorno diventare una giocatrice vera ed aspirare a tornei più importanti. Italia o Francia….
Lei è la seconda giocatrice ticinese a giocare nella Svizzera romanda dopo Nancy Fora, che milita nell’Elfic Friborgo.
Non la conosco bene personalmente ma conosco il suo percorso e sono contenta per lei. Spero di imitarla e un giorno di poter arrivare ai suoi livelli.
A proposito: l’Elfic Friborgo sta un po’ uccidendo il campionato femminile.
Ha la squadra più forte e credo anche una maggior disponibilità finanziaria. Tutto secondo logica, insomma…
Al suo debutto, avvenuto lo scorso 2 febbraio, lei è stata fra le migliori.
12 punti e 24 minuti di campo. Direi più che ottimo come esordio. Ma l’importante è che la squadra abbia vinto; ad Aarau abbiamo consolidato il nostro terzo posto in classifica. In generale sono molto soddisfatta della mia prima partita con la maglia dell’Helios. E non mi aspettavo di avere così tanto minutaggio.
E parliamo ora dell’esperienza in Nazionale.
Ho disputato una decina di partite e in particolare ho partecipato agli Europei Under 20 della Divisione B in Macedonia. Sono scesa in campo sette volte. Anche qui: un’occasione per maturare esperienza e per conoscere altre realtà. Vestire la maglia rossocrociata è sempre un onore.
Tutto ciò è stato possibile grazie al Bellinzona e, soprattutto, a suo padre Roger, ex giocatore (di Bellinzona, Vacallo e Lugano).
A Bellinzona ho mosso i miei primi passi e poi ho debuttato nella lega cadetta, anticamera della massima serie. E ciò è stato possibile grazie al gran lavoro dello staff tecnico e alla dedizione dei dirigenti bellinzonesi, che danno sempre il massimo per le atlete. Mio papà, poi, è stato mentore e maestro. Da lui ho imparato tantissimo. Così come da Marco Sassella, mio allenatore... privato.
M.A.