L’imprenditore di Bironico è stato membro di comitato esecutivo dell’Unione Ciclistica Inter-nazionale (UCI) nonché presidente dell’Unione ciclistica Europea sino al 2021 ma soprattutto è ricordato per essere stato un buon corridore (“ Un campione, se lo avesse voluto”, scrisse di lui Luigi Bertoglio, indimenticato collega scomparso qualche anno fa) e la mente dei Mondiali di Lugano del 1996 e dei Mondiali di Mountain Bike al Tamaro del 2003. Politico ormai collaudato a Palazzo Federale, in questi ultimi mesi si è dato molto da fare per allestire il primo Europeo di montagna aperto a tutte le categorie in campo maschile e femminile (Elite, U23, Juniors, Masters).
Il formato previsto dall’Unione ciclistica europea per l’ultima nata fra le discipline delle ruote leggeri è quello della cronometro individuale, da percorrere sulla distanza dei 12,970 km dell’iconica salita in gneiss che dal centro di Airolo porta ai 2106 metri del Passo del San Gottardo: uno scenario bellissimo. A proposito Enrico Della Casa, presidente dell’UEC ha detto: “I campionati Europei della montagna rappresentano una delle tante novità che l’UEC ha proposto negli ultimi anni e l’interesse espresso dalle Federazioni nazionali e dai moltissimi Masters e cicloamatori ci rendono molto fiduciosi sul successo di questa “prima” della Tremola, dove lo spettacolo sarà certamente di alto livello”. Tutto è pronto, insomma, per il primo Europeo di montagna: di questo, ma anche di altri aspetti del ciclismo in Ticino, abbiamo parlato nei giorni scorsi con Rocco Cattaneo.
Rocco Cattaneo: torna il grande ciclismo in Ticino ma con una specialità non propriamente conosciuta: la corsa in montagna. Come è nata l’idea di organizzare un campionato europeo?
Si tratta di un’idea che avevo lanciato nel 2020 quando ero presidente della Unione europea di ciclismo ma che soltanto ora si è potuta attuare grazie al nuovo numero 1 dell’entità Enrico Della Casa. Abbiamo così “inventato” il primo campionato continentale per scalatori, una corsa aperta a tutti: agli uomini, alle donne, alle categorie Elite e dilettanti, per finire con gli amatori. Ogni nazionale potrà convocare i migliori e in palio ci sarà naturalmente la maglia di campione d’Europa.
Avete scelto un percorso assolutamente spettacolare, quello della Tremola, che in passato ha ospitato diversi passaggi del Tour de Suisse.
Questo strappo caratterizzato dal ciottolato era la migliore soluzione possibile. Sia dal punto di vista tecnico che turistico. Si tratta di una magnifica strada in un contesto naturale incredibile e oltretutto nel cuore delle Alpi e dell’ Europa. Il primo campionato continentale di categoria non poteva svolgersi che sulle pendici del Gottardo.
Si tratta di una vera e propria crono-scalata.
Una cronometro di 12 km assai dura e per la quale occorrerà prepararsi al meglio. Conterà anche il materiale. Sono convinto che a vincere il titolo europeo sarà un corridore di prima fascia, non uno qualsiasi.
Possiamo dire che si tratta di un’ iniziativa sportiva legata anche alla promozione del turismo e della regione?
Certo, va in quella direzione. Ormai le due ruote corrono a braccetto con il turismo. In questo senso le Mountain bike hanno aperto le porte. Contatti con enti turistici? Si, lavoriamo assieme. E aggiungo inoltre che il Gottardo, la Nufenen, il Furka, l’Oberalp eAndermatt abbiano un potenziale enorme per il ciclismo su strada, proprio come le Dolomiti, che da maggio a ottobre sono invase da migliaia di personeche fanno le vacanze sui passi in bicicletta. Un’occasione, perciò, da sfruttare. Oltretutto la Tremola è lontana dal traffico e poco frequentata.
Ma quanto costerà la realizzazione del primo Europeo?
Il budget dovrebbe aggirarsi sui 100 mila franchi. La federazione europea parteciperà ai costi. Naturalmente avremo anche degli sponsor locali.
Al via ci saranno tutte le migliori categorie e i migliori specialisti. Quali sono i nomi più attesi?
Per il momento non posso ancora dire nulla. Di certo avremo al via i migliori scalatori, magari anche qualcuno reduce dal Tour de France. Sarebbe bello se partecipasse il vincitore della maglia a pois, il re della montagna.
Secondo lei come risponderrâ il pubblico amante del ciclismo, e non, a questa nuova offerta?
Trattandosi di una novità, di una disciplina tutta da scoprire, credo che gli amanti del ciclismo e anche i semplici turisti, dovrebbero essere presenti in buon numero. E poi il periodo di fine luglio si presta molto a questo genere di appuntamento.
A proposito di grandi eventi ciclistici in Ticino: recentemente si è provato a portare le Grand Depart del Tour de France nel nostro cantone ma il tentativo è andato a vuoto. Che ne pensa?
È stato un vero peccato ma non è detto che in futuro non si possa riuscire a coronare questo sogno. Oltre ai problemi di carattere economico che in questo momento stanno toccando il nostro cantone e che ha costretto il Consiglio di Stato a chiamarsi fuori, credo che nella regione ci sia un problema di sicurezza e di traffico. Insomma: ci sono dei limiti. Però se si saprà lavorare bene, in futuro si potrebbero risolvere. E poi sono sempre dell’idea che si potrebbero organizzare gli Europei su strada, una bellissima manifestazione che non ha nulla da invidiare ad un Mondiale. A Trento, per esempio, nel 2020 si è svolta una magnifica edizione. Ma in Ticino si potrebbe pensare anche ad una tappa del Giro. Se mi permette vorrei aggiungere una cosa: sono molto dispiaciuto che nella edizione 2023 del Tour de Suisse, non ci sia stata una frazione ticinese.
Ma allora nel nostro Cantone sarà ancora possibile, organizzare grandi manifestazione come quella da lei e altri collaboratori allestita nel 1996 a Lugano?
A dir la verità non ci ho ancora pensato. Anche se non sarà certamente a breve: il prossimo anno tocca a Zurigo, e la Svizzera tornera in discussione soltanto dopo il 2030. Quindi se si vuole allestire un Mondiale bisogna agire adesso. Di sicuro, vista anche l’ età (ride, ndr), non toccherà ai dirigenti della mia generazione mettersi all’ opera per organizzare una manifestazione iridata ma a gente giovane, più motivata. Credo comunque che il potenziale economico ci sia.
In Svizzera un tempo si disputava il Campionato di Zurigo, grande classica UCI. Poi è sparita dal calendario. Non ha mai pensato di proporre questa corsa in Ticino?
I campionati di Zurigo avevano una caratteristica: si correva di domenica praticamente dall’alba al tardo pomeriggio. Gareggiavano tutte le categorie, dagli esordienti agli allora professionisti. Una giornata piena, una giornata di festa, con tanti capannoni e tendine sul percorso. E le strade venivano bloccate per un circa 12 ore. Faccio fatica a credere che da noi si possa organizzare una manifestazione di quel tipo.
Chiudiamo ancora con il primo campionato Europeo di montagna. Il suo sogno?
Che questa gara possa diventare una classica e che l’ Unione ciclistica internazionale (UCI) possa organizzare prossimamente un campionato del mondo.
MAURO ANTONINI
A proposito di grandi eventi ciclistici in Ticino: recentemente si è provato a portare le Grand Depart del Tour de France nel nostro cantone ma il tentativo è andato a vuoto. Che ne pensa?
È stato un vero peccato ma non è detto che in futuro non si possa riuscire a coronare questo sogno. Oltre ai problemi di carattere economico che in questo momento stanno toccando il nostro cantone e che ha costretto il Consiglio di Stato a chiamarsi fuori, credo che nella regione ci sia un problema di sicurezza e di traffico. Insomma: ci sono dei limiti. Però se si saprà lavorare bene, in futuro si potrebbero risolvere. E poi sono sempre dell’idea che si potrebbero organizzare gli Europei su strada, una bellissima manifestazione che non ha nulla da invidiare ad un Mondiale. A Trento, per esempio, nel 2020 si è svolta una magnifica edizione. Ma in Ticino si potrebbe pensare anche ad una tappa del Giro. Se mi permette vorrei aggiungere una cosa: sono molto dispiaciuto che nella edizione 2023 del Tour de Suisse, non ci sia stata una frazione ticinese.
Ma allora nel nostro Cantone sarà ancora possibile, organizzare grandi manifestazione come quella da lei e altri collaboratori allestita nel 1996 a Lugano?
A dir la verità non ci ho ancora pensato. Anche se non sarà certamente a breve: il prossimo anno tocca a Zurigo, e la Svizzera tornera in discussione soltanto dopo il 2030. Quindi se si vuole allestire un Mondiale bisogna agire adesso. Di sicuro, vista anche l’ età (ride, ndr), non toccherà ai dirigenti della mia generazione mettersi all’ opera per organizzare una manifestazione iridata ma a gente giovane, più motivata. Credo comunque che il potenziale economico ci sia.
In Svizzera un tempo si disputava il Campionato di Zurigo, grande classica UCI. Poi è sparita dal calendario. Non ha mai pensato di proporre questa corsa in Ticino?
I campionati di Zurigo avevano una caratteristica: si correva di domenica praticamente dall’alba al tardo pomeriggio. Gareggiavano tutte le categorie, dagli esordienti agli allora professionisti. Una giornata piena, una giornata di festa, con tanti capannoni e tendine sul percorso. E le strade venivano bloccate per un circa 12 ore. Faccio fatica a credere che da noi si possa organizzare una manifestazione di quel tipo.
Chiudiamo ancora con il primo campionato Europeo di montagna. Il suo sogno?
Che questa gara possa diventare una classica e che l’ Unione ciclistica internazionale (UCI) possa organizzare prossimamente un campionato del mondo.
MAURO ANTONINI