Il voto favorevole della Svizzera alla risoluzione che richiede un cessate il fuoco tra Hamas e Israele è stato fortemente criticato da più parti, in primis dai responsabili della politica estera presso il Consiglio degli Stati. Quest'ultimi chiedono che in futuro il Dipartimento degli affari esteri del consigliere federale Ignazio Cassis debba consultarsi di loro prima di qualsiasi decisione.
La risoluzione, approvata dalla maggioranza dei membri dell'ONU, obbliga Israele a non effettuare più operazioni militari nonostante gli attacchi di Hamas. Per la Commissione della politica estera (CPE) del Consiglio degli Stati la colpa risiede anche nel fatto che la decisione è stata presa dal solo Dipartimento degli affari esteri (DFAE) – e che né il Consiglio federale nel suo complesso né le commissioni del Consiglio degli Stati e del Nazionale.
Nemmeno in Consiglio federale sembra esserci unanimità. Un esempio tra gli altri: il Consigliere federale Albert Rösti, durante una cerimonia commemorativa nella sinagoga di Berna, ha sottolineato che lo Stato d'Israele ha, secondo lui, il diritto di difendersi per proteggere se stesso e la sua popolazione.
"Chiedendo un 'cessate il fuoco umanitario immediato, duraturo e prolungato che porti alla fine dei combattimenti', la risoluzione risponde al bisogno più urgente: consentire un accesso rapido, sicuro e senza ostacoli agli aiuti umanitari alle popolazioni bisognose" aveva scritto il DFAE dopo il voto.
Per la Commissione della politica estera del Consiglio degli Stati è chiaro che Cassis non deve più agire di propria iniziativa in tali risoluzioni dell'ONU ma che in futuro sarà necessario il coinvolgimento del Parlamento.
Anche a livello europeo, diversi paesi hanno votato differentemente dalla Svizzera. Hanno votato contro la risoluzione l'Austria e Ungheria mentre Germania, Italia, Finlandia, Svezia e Paesi Bassi si sono astenuti.